La sentenza del TAR Sardegna che ha dato l’ok al progetto di repowering del parco eolico Nulvi-Ploaghe, gravitante sulla basilica romanica di Saccargia, sancisce, in maniera chiara e netta, l’inconciliabilità tra gli interessi collettivi del popolo sardo e quelli del sistema politico, economico italiano.
La basilica di Saccargia non è il duomo di Orvieto, verrebbe da dire. Qui attori, scrittori e filosofi si sono mobilitati per difendere la preziosa struttura dalle colossali installazioni eoliche del progetto Phobos. Giustamente.
La stessa sensibilità, tuttavia, non è mai stata riservata ai monumenti della nostra Isola. Anche questa volta, silenzio assoluto tra le figure del milieu culturale e intellettuale della Penisola. Come al solito esistono battaglie di serie A e di serie B, cause da promuovere e altre su cui fare il più assoluto e ipocrita silenzio.
Questo, ovviamente, non deve spingerci allo sterile recriminazionismo ma a comprendere, in forma compiuta, che in Italia non siamo né saremo mai tutelati come comunità specifica, portatrice di interessi peculiari.
La Corona de Logu non è interessata a trovare colpevoli in questo delicato frangente, né a destra né a sinistra, perché reputa tutte le forze autonomistiche gravemente implicate nel processo di colonizzazione energetica della nostra terra.
Chi per colpa diretta, chi per inerzia, chi per complicità, chi per viltà.
La mobilitazione popolare può e deve essere l’unica risposta democratica all’autoritarismo mascherato di questa transizione pensata nei salotti del potere, come punto di incontro tra interessi lobbistici e necessità di sopravvivenza di una classe politica totalmente scissa dalla realtà e dai bisogni della gente.
È da momenti di crisi, come questo, che può nascere una nuova coscienza militante, una rifondazione profonda del patto che sta alla base del nostro essere e stare assieme come nazione storica, vinta ma mai domata.
È tempo di lotta.