di Franciscu Pala
I NUMERI
Se sommiamo i voti raccolti al secondo turno dalle liste autonomiste e indipendentiste raggiungiamo il 68%, ben 11,5 punti percentuali in più rispetto al secondo turno del 2017. In questo senso sicuramente ha vinto il movimento nazionale còrso rispetto a quello unionista rappresentato solamente dalla lista di centrodestra di Laurent Marcangeli, sindaco di Aiacciu, che ha ottenuto il 32% dei voti. Tutte le altre liste unioniste non sono riuscite a superare il primo turno e non avranno rappresentanza parlamentare.
La coalizione tra gli autonomisti del Partitu di a Nazione Corsa di Jean-Christophe Angelini e gli indipendentisti di Corsica Libera di Jean-Guy Talamoni non è riuscita a sommare i voti delle due forze del primo turno (13,22% + 6,90%) fermandosi al 15%. Riguardo il risultato del primo turno di Corsica Libera possiamo notare una lievissima flessione rispetto all’ultimo dato disponibile del primo turno del 2015. Un ottimo risultato se si tengono in considerazione la scelta dell’alleanza con gli autonomisti e i cinque anni di governo che indeboliscono le forze politiche in generale e in particolare quelle “di lotta”.
Il partito indipendentista Core in Fronte passa dall’8,39 % del primo turno al 12,2% del secondo registrando una notevole avanzata.
La lista “Fà Populu Inseme” del Presidente uscente, che ha scommesso sulla corsa in solitaria, ha ottenuto il 40,6% che gli consente avere la maggioranza assoluta di seggi in parlamento. In questo senso Gilles Simeoni ha stravinto le elezioni e la scommessa sulla corsa in solitaria che ha posto fine all’esperienza dell’unità nazionale.
OLTRE I NUMERI
Prima di proseguire vale la pena ricordare che in Francia il concetto di autonomia territoriale non esiste e che l’autonomismo còrso non è comparabile con quello nostrano sia perché non sentirete mai un autonomista còrso parlare di “livello nazionale” riferendosi alla Francia sia perché il suo ruolo politico, almeno per ora, non è quello di ammantare di “corsismo” le coalizioni unioniste.
Cerchiamo di andare più in profondità, al di là dei numeri e dei flussi dei voti tra il primo e il secondo turno di queste elezioni territoriali il cui risultato ha radici nelle esperienze elettorali del 2015 e del 2017 che hanno visto la partecipazione unitaria degli autonomisti di Simeoni, di quelli di Angelini e degli indipendentisti di Talamoni. Cerchiamo di leggere le strategie, le tattiche, gli investimenti e le rinunce politiche che queste forze politiche hanno affrontato. Rileggendo gli eventi cerchiamo di farci un’opinione sulle scelte dell’oggi che hanno portato alcuni a una vittoria elettorale che non necessariamente corrisponde a un passo in avanti per la comunità politica autonomista e indipendentista nel suo complesso.
8 DICEMBRE 2015
Dopo un primo turno elettorale nel quale le liste autonomiste e indipendentiste si sono presentate separate, nel giorno della festa nazionale còrsa i candidati autonomisti della coalizione Femu a Corsica (Simeoni più Angelini) e gli indipendentisti di Corsica Libera si danno appuntamento sulla balconata del Palazzo Nazionale di Pasquale Paoli a Corte per lanciare un solenne appello ai còrsi e per annunciare una novità assoluta, “una nuova pagina nella storia di questo Paese”: nasce l’unità nazionale, nasce la lista unitaria Pè a Corsica. Tutti parlano di giornata storica, di passo storico sulla strada della pacificazione, della democrazia e della trasparenza.
Gli indipendentisti di Corsica Libera operano in quel momento una scelta di campo difficile in nome di quello che viene definito come “contratto politico” con gli autonomisti. È il momento delle soluzioni politiche, la componente clandestina sospende unilateralmente e irreversibilmente la proprie attività. Talamoni dichiara che “abbiamo il dovere comune di costruire una prospettiva politica che volti definitivamente la pagina degli scontri e dei conflitti”. L’indipendentismo sacrifica una parte essenziale e costitutiva della sua identità politica e questo genera un forte impatto emotivo sulla sua base elettorale, con tutte le immaginabili profonde implicazioni umane e personali della sua base militante.
Le assemblee pubbliche della lista comune sono partecipatissime, l’emozione è percepibile in ogni dichiarazione, in ogni intervista rilasciata dagli autonomisti e dagli indipendentisti uniti. Josepha Giacometti, esponente di Corsica Libera, esprime la sua “emozione particolare per un sentimento comune. Forse stiamo per vivere una nuova pagina della nostra storia. È una sensazione travolgente vedere tutte le tendenze del nazionalismo unite nella preparazione della vittoria. La nostra unione – aggiunge – non è artificiale. Quel che ci unisce ha le sue radici in 40 anni di lotta”.
Talamoni si espone in modo chiaro e trasparente sia nei confronti dei suoi militanti sia verso gli alleati: “L’accordo che abbiamo raggiunto non verte sull’indipendenza nazionale ma su un progetto di riforma istituzionale di rottura con gli arcaismi che hanno fatto così male alla Corsica. Ma noi non rinunciamo a quel che siamo: restiamo pienamente indipendentisti. Dopo anni di conflitti è il momento della riconciliazione della nostra comunità con se stessa”.
Simeoni dichiara che “il momento è solenne. Vinceremo e questo ci permetterà, assieme, di avere un futuro”. E aggiunge: “All’indomani della nostra vittoria dovremo essere all’altezza della situazione, dovremo parlare per lavorare assieme in tutti i campi, al di là delle appartenenze partitiche. Giuriamo di rimanere fedeli a questo popolo”.
I giovani dirigenti delle organizzazioni universitarie indipendentiste e autonomiste posano assieme in una fotografia dal forte impatto politico nella quale mostrano un manifesto con la scritta “Votu Pè a Corsica”. Anche da questi segnali appare evidente che l’operazione politica dell’unità nazionale ha ripercussioni positive in tutti gli strati della società che finalmente possono cooperare e lavorare nella stessa direzione, fianco a fianco.
LA VITTORIA DEL 2015
La vittoria è schiacciante, con il 35,3% la lista nazionale unita manda per la prima volta nella storia all’opposizione i dinosauri dell’unionismo di destra e di sinistra come Paul Giacobbi e Jose Rossi. Semplicemente impensabile qualche tempo prima.
Il risultato elettorale è salutato pubblicamente anche da Edmond Simeoni, babbo di Gilles, figura emblematica del nazionalismo còrso, che con un comizio improvvisato sul cofano di un’automobile celebra l’unità delle forze nazionali e sprona tutti i militanti accorsi in strada a non dimenticare l’obiettivo comune.
Pè a Corsica annuncia la vittoria e l’imminente elezione dell’autonomista Gilles Simeoni a Presidente del Consiglio e dell’indipendentista Jean-Guy Talamoni a Presidente dell’Assemblea, il parlamento còrso. Parte l’esperienza del primo governo nazionale còrso dai tempi della repubblica di Pasquale Paoli.
Nella seduta di investitura Simeoni saluta il presidente Talamoni con queste emozionate parole: “Sono felice e fiero di guardare verso lo scranno di Ghjuvan Guidu Talamoni. Nuovo Presidente dell’Assemblea di Corsica. Porti ora sulle tue spalle tanta responsabilità e tante speranze. Siamo fieri che tu sia il primo “nazionale” a essere Presidente nella Corsica di oggi”.
Simeoni rivolge parole chiare a tutti gli eletti, con particolare attenzione anche quelli di opposizione. Spiega che questa vittoria storica della lista nazionale unita è stata possibile perché gli elettori autonomisti l’hanno sostenuta anche se non condividevano le posizioni dei candidati indipendentisti, e viceversa: “la fiducia di massa che abbiamo ottenuto, la speranza e l’entusiasmo per la nostra scelta, in particolare da parte della gioventù ci onora, ci impegna e ci obbliga. Abbiamo preso individualmente e collettivamente la misura delle nostre responsabilità. La giornata di oggi non è che l’inizio di una lunga strada. L’inizio di una nuova era”.
IL GOVERNO NAZIONALE
Seguono due anni di serrato confronto con lo Stato francese che frustra sistematicamente qualsiasi tipo di dialogo e respinge tutte le proposte del governo còrso come il riconoscimento ufficiale della Lingua còrsa e l’amnistia per i prigionieri e i ricercati politici.
Nonostante tutto dopo meno di un anno dal suo insediamento il governo di unità nazionale porta a casa la prima grande conquista, attesa da decenni, obbiettivo storico dell’indipendentismo: i due dipartimenti amministrativi dell’Isola vengono unificati in un nuovo ente unico con poteri su tutto il territorio nazionale còrso: viene istituita la Collettività di Corsica.
LE ELEZIONI DEL 2017
Proprio a causa del cambiamento degli assetti istituzionali dell’Isola nel 2017 si va a nuove elezioni, sempre all’insegna della travolgente unità dei partiti nazionali còrsi, suggellata ufficialmente qualche mese prima da un documento comune nel quale si afferma che le vittoria elettorali e la situazione politica “non sono nate dal nulla ma sono esiti dei quali noi vogliamo essere sia gli eredi che i continuatori. Continueremo in totale trasparenza proponendo ai còrsi di convalidare una filosofia d’azione e un progetto politico preciso e completo nel quadro di una periodo di dieci anni. Dieci anni per costruire con tutti i còrsi la Corsica del XXI secolo”.
Su queste premesse al primo turno le forze indipendentiste e autonomiste ottengono il 52% dei voti, al secondo turno la lista unitaria Pè a Corsica conquista il 56,4%.
Talamoni pronuncia un discorso di investitura forte e preciso: “Oggi siamo arrivati qui vittoriosi assieme ai nostri fratelli di Femu a Corsica che voglio salutare. Siamo arrivati fin qui con la nostra identità e con quel che sosteniamo. Siamo arrivati qui con i soldati di Pasquale Paoli caduti in battaglia, con i militanti del FLNC morti per il nostro Paese, con la folla immensa e muta di tutti coloro che hanno dato la vita affinché il popolo còrso vivesse. Oggi entrano tutti con noi nel luogo sacro della democrazia còrsa. Siamo arrivati qui con i nostri prigionieri, con i nostri ricercati, con il ricordo dei nostri strazi e dei nostri sbagli ma con la nostra fede, la nostra sincerità. Con le lacrime delle mamme disperate, delle mogli sconsolate. Ma anche con le risa dei nostri bambini, con la speranza che ci ispira e con l’amore per la terra e il nostro popolo. Con tutti i nostri, siamo arrivati qui per porgere la mano a tutti i còrsi e a quelli che sono venuti qui da poco, in amicizia, per condividere il nostro destino. Siamo arrivati qui per porgere la mano ai còrsi che da 40 anni si oppongono al nostro movimento, per porgere la mano anche ai figli di quelli che 30 anni fa ci hanno combattuti con le armi pagate dalla Francia, a tutti coloro che hanno visto la nostra vittoria con tristezza e inquietudine. Non c’è niente da temere. È arrivato il momento della riconciliazione della nostra comunità con se stessa. La Corsica è di tutti e il governo nazionale, il primo dal diciottesimo secolo, sarà il governo di tutti”.
La prima seduta del parlamento si conclude con un fuori programma dal forte impatto simbolico e politico: i membri dell’Esecutivo si riuniscono al centro dell’aula e fanno giuramento davanti a un Talamoni che mostra una copia del frontespizio del progetto di Costituzione per la Corsica di Pasquale Paoli.
IL SECONDO GOVERNO NAZIONALE
Nonostante questa seconda vittoria storica e dopo una spettacolare manifestazione popolare che nel febbraio 2018 ha riempito le strade di Aiacciu in sostegno al governo unitario, lo Stato francese rifiuta nuovamente qualsiasi tipo di dialogo istituzionale con la maggioranza di governo còrsa sui temi dello Statuto d’Autonomia, sull’inserimento della Corsica nella Costituzione francese, sul riavvicinamento in Corsica dei prigionieri politici e sulla definizione di un’amnistia anche per i ricercati che regoli definitivamente la questione còrsa.
È sempre più evidente che la strategia adottata dello Stato è quella di frustrare l’iniziativa del governo còrso affinché la base dei partiti nazionali còrsi possa rimanere delusa dalle promesse non mantenute. È altrettanto chiaro che in questa dinamica la parte che va più in sofferenza è quella indipendentista: gli autonomisti sanno da sempre che in Francia non c’è spazio per le loro proposte e nella strategia unitaria con gli altri partiti nazionali non hanno dovuto rinunciare a nulla della propria identità politica; gli indipendentisti invece, impegnati in un contratto di governo che non parla di indipendenza ma di riforme istituzionali, vivono l’impossibilità di azione imposta da Parigi con una frustrazione ancor più marcata.
In ogni caso il governo nazionale còrso lavora bene in tutti i campi sui quali ha potestà legislativa e amministrativa a livello sociale, economico e culturale. E l’indipendentismo può contare anche e sopratutto su Jean-Guy Talamoni che inventa un nuovo modo di interpretare la presidenza dell’Assemblea di Corsica. La sua gestione è profondamente democratica, tutto l’arco parlamentare glielo riconosce, ma questo non gli impedisce di intervenire in modo sistematico e puntuale su tutti i temi con analisi, proposte e soluzioni profondamente coerenti con il suo indipendentismo. Grazie all’iniziativa di Talamoni inoltre viene istituita l’Assemblea di a Ghjuventù che consente ai giovani tra i 16 e i 29 anni di partecipare alla vita politica e di riunirsi in seduta nell’aula dell’Assemblea di Corsica.
Il 2018 si conclude con la morte di Edmond Simeoni. Ai suoi funerali sono presenti tutti i rappresentanti politici còrsi. Lo spirito di unità nazionale trasuda da ogni parola rotta dal pianto, da ogni volto emozionato. Talamoni presiede con garbo e commozione una toccante seduta straordinaria del Parlamento in suo onore. Tutti si stringono attorno a Gilles Simeoni e si ritrovano uniti nell’omaggio a colui che viene riconosciuto, per “i fatti di Aleria”, come il padre del moderno nazionalismo còrso.
ELEZIONI DEL 2021
Con l’avvicinarsi delle nuove elezioni il clima di dialogo tra Simeoni e i suoi alleati autonomisti e indipendentisti subisce una fase di stanca. Lo si evince in particolar modo dalle dichiarazioni degli esponenti del PNC di Angelini. Ma al di là delle indiscrezioni o delle dichiarazioni di parte sono i fatti a parlare.
A sei mesi dalle elezioni Corsica Libera illustra in conferenza stampa il suo punto politico e strategico fondato sulla conferma dell’alleanza a tre, sul recupero della coesione interna alla coalizione e sulla valorizzazione dei sacrifici e delle scelte coraggiose del FLNC che ha scelto di riposizionarsi nel campo della politica pubblica.
Al primo turno delle elezioni territoriali del giugno 2021 le tre componenti politiche si presentano da sole nonostante sia il PNC sia Corsica Libera abbiano sempre proposto di optare nuovamente per la lista unitaria. Il risultato è che il PNC ottiene il 13,22% mentre gli indipendentisti non riescono a superare la soglia di sbarramento del 7% per 130 voti, schiacciati tra la scelta governativa e gli indipendentisti duri e puri di Core in Fronte che accedono al secondo turno grazie alla loro campagna in solitario chiusa ad ogni ipotesi di collaborazione con terzi.
La legge elettorale còrsa prevede che passino al secondo turno le liste che superano il 7% mentre alle liste che hanno superato il 5% viene data la possibilità di fondersi con un’altra.
Corsica Libera riceve una proposta di fusione dagli autonomisti di Simeoni caratterizzata da richieste inaccettabili come l’adesione incondizionata alla strategia del Presidente del Consiglio uscente sulla quale gli indipendentisti hanno espresso riserve da molti mesi. Questa offerta avrebbe permesso agli indipendentisti di entrare nel governo al prezzo di rinnegare le proprie posizioni politiche e in ogni caso esclude completamente l’ipotesi di una lista unitaria delle tre componenti della vecchia coalizione vincente Pè a Corsica. Comunque, a tre ore dalla scadenza per la presentazione delle liste tale proposta non era stata ancora confermata da Simeoni.
Parallelamente il PNC di Angelini propone la fusione a Corsica Libera con esplicito riferimento alla continuità del progetto di Pè a Corsica del 2015 e del 2017, nel rispetto del pluralismo nel campo del movimento nazionale e contro la volontà egemonica della lista di Simeoni. Secondo l’accordo proposto gli eletti di Corsica Libera hanno totale libertà di posizionamento e di azione con la possibilità di criticare le politiche dell’esecutivo. Nasce così la lista Avanzemu Pè a Corsica. Il risultato elettorale, come sappiamo, sarà deludente ma non si può non dare atto ad Angelini di aver agito in spirito di responsabilità nazionale sin dal 2010 quando rinunciò ad essere il capolista di Femu a Corsica, rinunciando poi alla presidenza dell’Assemblea nel 2015, non avendo mai votato contro il governo in cinque anni e avendo approcciato l’ultima campagna elettorale chiarendo sin da subito di non essere interessato alla presidenza del Consiglio, appellandosi sempre al dialogo e proponendo la fusione a Corsica Libera.
DALL’UNIONE ALLA COMPETIZIONE
Siamo all’oggi. In poco più di cinque anni siamo passati da un Simeoni che difende la legittimità di un referendum di indipendenza e si presenta a Parigi con Talamoni per illustrare le loro proposte a un Simeoni che di fatto esclude l’indipendentismo di Corsica Libera dal potere non mantenendo la parola sul decennale patto politico sottoscritto, non rispettando il giuramento sulla costituzione di Paoli, non rispettando il ruolo unificante del babbo Edmond e mandando in frantumi la conquista, simbolica e operativa, dell’unità delle forze nazionali. Un risultato che sicuramente farà molto piacere allo Stato francese che finalmente guardando oltremare non vedrà più l’ingombrante, scomoda e coerente figura istituzionale di Jean-Guy Talamoni.
La potenza del cammino comune aveva ispirato e coinvolto nell’esperienza del governo nazionale la stragrande maggioranza dei còrsi, aveva permeato la società al punto di riuscire a coinvolgere anche l’elettorato tradizionalmente unionista, aveva azzerato gli scontri interni, aveva trasformato in positivo tutte le risorse umane e politiche dei partiti. La scelta di rompere l’unità nazionale ha invece comportato un’automatico arretramento collettivo costringendo per forza di cose ciascuna realtà politica a individuare le proprie specificità e le proprie differenze e al contempo a sottolineare le mancanze o i torti degli altri.
E ORA?
Il Presidente ha annunciato di voler dare vita a un governo monocolore senza includere esponenti degli altri partiti autonomisti e indipendentisti. Questa decisione è stata definita come la più coerente rispetto alla scelta di presentarsi da soli alle elezioni: un governo omogeneo, senza intralci nel rapporto con lo Stato sui temi fondamentali come lo Statuto di Autonomia e l’amnistia per i prigionieri e i ricercati politici.
Le dichiarazioni post elettorali degli esponenti della sua lista Fà Populu Inseme sono all’insegna dell’apertura alla società e alle forze politiche. E’ ancora presto per poter immaginare come si articolerà questa disponibilità. Durante i festeggiamenti per la vittoria elettorale e durante i confronti televisivi pre e post elettorali sembra manifestarsi una particolare intesa tra Benedetti e Simeoni; sarà interessante osservare gli sviluppi del loro rapporto visto che da anni gli indipendentisti di Core in Fronte sostengono l’impossibilità di collaborazione con il governo e su questo hanno raccolto il proprio consenso elettorale.
La mirabolante vittoria di domenica 27 giugno 2021 consegna a Gilles Simeoni il premio per la sua avventura solitaria. Solo il tempo di ci dirà se si sarà trattato di coraggio o di cinico egoismo. La vittoria gli consegna anche la maggioranza assoluta dei seggi assieme a un panorama politico disgregato, lontano anni luce dalla festosa positività di qualche mese fa, caratterizzato da senso di smarrimento e da frustrazioni incrociate che stanno già serpeggiando nella società còrsa facendola riprecipitare in dinamiche di scontro invece che di confronto e collaborazione.
Risulta abbastanza surreale dovere assistere a scambi televisivi come quello tra Petru Antone Tomasi di Corsica Libera e il segretario di Femu a Corsica Jean-Felix Acquaviva nel quale il secondo chiede ironicamente al primo se veramente è convinto del fatto che l’odierna vittoria di Simeoni è il frutto del percorso politico iniziato nel 2015.
Viene da chiedersi se sull’altare di una vittoria solitaria fosse il caso di sacrificare l’unità nazionale, mettere a repentaglio la pacificazione politica, esporsi a incognite e incertezze e lasciare a piedi i compagni di strada con i quali si è costruita passo dopo passo l’imponente progressione delle forze nazionali nel suo insieme.