Sassari, 4 ottobre 2021. In occasione del sit-in di solidarietà con il presidente catalano in esilio Carles Puigdemont Helis ha incontrato il sindaco di L’Ametlla de Mar, Jordi Gaseni, attuale presidente dell’AMI, l’Associazione dei Municipi per l’Indipendenza che raccoglie circa l’80% dei Comuni della Catalogna.
Esplorando a fondo l’esperienza dell’AMI in Catalogna emergono strategie e buone pratiche che possono rivelarsi utili all’avanzamento e all’ampliamento dell’omologa associazione sarda, la “Corona de Logu”, composta da eletti locali indipendentisti sia indipendenti sia appartenenti ai vari soggetti politici sardi.
“Corona de Logu”, alla quale partecipano e parteciperanno anche gli eletti locali appartenenti a iRS, ProgReS e Torra, nasce ispirandosi all’esperienza di Udalbiltza, la prima istituzione nazionale basca che venne fondata nei primi anni duemila. In occasione della fondazione di “Corona de Logu” l’allora presidente di AMI, Josep Maria Cervera Pinart, ha inviato un suo messaggio di saluto a nome dell’associazione.
Quella di coordinare gli eletti locali indipendentisti sembra un’esigenza condivisa dai vari movimenti indipendentisti europei…
Certamente, ci accomuna la necessità che la società sia ben rappresentata in tutti i livelli delle sue istituzioni. La società civile infatti deve avere un canale di rappresentanza. Le istituzioni locali – i municipi, i sindaci, i consiglieri – in questo senso sono molto importanti.
Qual è il ruolo degli eletti locali indipendentisti nella vostra realtà, specialmente nella particolare fase politica che sta vivendo la Catalogna?
Sono molti i cittadini, le persone che non vivono la politica giorno per giorno ma hanno fiducia nei sindaci e nelle persone che gestiscono la comunità locale. Per far crescere l’indipendentismo è molto importante essere ben organizzati nelle associazioni degli eletti locali come la “Corona de Logu” o l’AMI perché i Comuni sono le istituzioni più vicine ai problemi quotidiani dei cittadini. Noi esistiamo per risolvere i problemi dei cittadini. E quando riesci a risolvere i problemi dei cittadini vuol dire che non gli fai mancare niente, che fai tutto quel che è possibile fare con gli strumenti che hai a disposizione. Quando un giorno questi cittadini verranno a chiederti come comportarsi a livello politico non avranno nessun dubbio nell’avere fiducia in te.
Dobbiamo cercare di agire affinché i Comuni non abbiano problemi. Perché quello che desideriamo maggiormente è portare dalla parte indipendentista i cittadini che non sono ancora convinti, proponendo cose che li fanno sentire sicuri e che li spingono a collaborare con noi.
Come si passa dal buon governo delle amministrazioni locali all’azione concertata con le realtà politiche e sociali?
Per far questo è basilare che i Comuni siano molto ben organizzati e che siano la catena di trasmissione tra le attività del Governo della nazione, della società civile, del popolo, delle associazioni, delle varie entità sociali e della cultura.
Per esempio la scorsa settimana, allorché il presidente Puigdemont ha avuto un problema perché lo hanno arrestato qui in Sardegna, cosa è successo? Le entità sociali e politiche si sono mosse, si sono organizzate, in contatto con i Comuni e i Sindaci. Tutto il Paese è sceso in strada, davanti ai municipi. Un fatto importante e simbolico. In alcune nazioni la figura del Sindaco è molto importante, non so in Sardegna. In Catalogna ha un’importanza di medio livello mentre in Europa è molto centrale.
Questo canale di rappresentanza aperto e accessibile tra cittadino, istituzioni e politica con quali contenuti viene riempito da parte degli amministratori locali?
Il fulcro del ragionamento sono le sovranità locali, ad esempio quella energetica: se riesci ad essere indipendente dalle grandi compagnie e dalle imprese dominate dallo Stato ti sei già liberato.
Se lavori per far passare il concetto di sovranità energetica puoi puntare concretamente sui pannelli solari, sulle comunità di consumo nelle realtà locali. Questo è un esempio di sovranità locale.
Si deve parlare anche delle strategie per ottenere la sovranità fiscale: come pagare le tasse? A chi pagare le tasse dei Comuni? Allo Stato? O possiamo pagare alla Generalitat de Catalunya e lei passa allo Stato il dovuto? Sono temi molto delicati, stiamo parlando di soldi e in questo campo non ci si può permettere sbagli. Lo Stato altrimenti perseguirà penalmente i Comuni.
Un progetto a cui stiamo lavorando come AMI è quello della “banca delle esperienze”. Se per esempio sappiamo che nel Paese ci sono tre Comuni che lavorano bene nel campo dei sistemi di raccolta dei rifiuti noi metteremo a disposizione di tutti gli altri sindaci questa esperienza. Per un sindaco che ha un problema da risolvere e che non sa a chi chiedere un consiglio l’AMI fornirà tutte le informazioni disponibili in merito. Tranquillizzeremo tutti gli amministratori, avremo una “banca delle esperienze” e informeremo tutti che noi abbiamo sicuramente una soluzione per ogni problema di amministrazione locale.
Più in generale dobbiamo approfittare di qualsiasi evento politico per informare la gente, per mobilitare i cittadini valorizzando gli aspetti positivi che siamo in grado di esprimere e sottolineando le azioni negative che lo Stato spagnolo sicuramente attuerà.
Lo scambio di informazioni e di esperienze è quel che ispira da sempre le relazioni internazionali tra movimenti indipendentisti. La vostra disponibilità nei confronti del movimento indipendentista sardo ci fa capire che condividete in pieno questo tipo di strategia…
Penso che sia anche molto importante quel che stiamo facendo in questo momento: creare relazioni tra popoli che hanno problemi, inquietudini o speranze simili o uguali. È molto importante restare in contatto, questo ci rende più forti perché ci spieghiamo reciprocamente cose che non sappiamo. Possiamo metterci in guardia rispetto a esperienze già provate, agli scogli che si possono incontrare.
Sia “Corona de Logu” che AMI si fondano sulla collaborazione tra eletti locali appartenenti a diversi partiti politici. Come gestite le dinamiche interne all’associazione?
Io sono di Esquerra, in AMI ci sono evidentemente altri eletti che militano in altri partiti. Fuori dall’associazione si discute, dentro no, è proibito. Le discussioni è giusto averle in casa propria, all’esterno è necessario uscire con una voce unica, è importantissimo. Nell’AMI stiamo riuscendo a farlo. Questo presuppone molta generosità.
Io oggi ad esempio sono qui a Sassari ma a Barcellona c’è un altro evento al quale sta partecipando il mio vice che non fa parte del mio stesso partito. Ma sono certo che nel suo intervento in pubblico parlerà in modo che tutti siano contenti. Ripeto, l’importante è uscire con una sola voce, costa molto, è molto difficile, ma è l’unica soluzione.
Per esempio, il giorno della nostra festa nazionale, la Diada dell’undici settembre, abbiamo portato quattrocentomila persone in piazza a Barcellona. Un messaggio potente, abbiamo dato un forte messaggio di unità. Dopo due giorni sono nate nuove discussioni e battaglie tra i partiti politici ma fuori dall’AMI. Dobbiamo sforzarci, è difficile ma è la cosa più importante, una sola voce. Dobbiamo metterci nei panni della gente che va alle manifestazioni anteponendo l’impegno politico al proprio lavoro. Il popolo si ritira se vede che chi ha il dovere e il ruolo di prendere decisioni perde tempo a litigare. Dobbiamo comportarci in modo che non perda la fiducia nei nostri confronti.