Incontriamo il presidente Talamoni poche ore dopo l’incontro internazionale organizzato da iRS, ProgReS e Torra e da Helis.blog sugli assetti istituzionali delle nazioni senza Stato mediterranee. Un momento di confronto e di riflessione sul tema della dicotomia tra indipendentismo e autonomismo.
Alla luce del fatto che la Corsica non gode di alcun tipo di devoluzione autonomista invitiamo Talamoni a una riflessione sugli insegnamenti che può dare l’autonomia sarda sia in termini di modello di assetto istituzionale rispetto allo Stato sia sul ruolo della classe dirigente che viene delegata a governare lo Statuto di autonomia.
Che tipo di fase politica sta vivendo la Corsica dopo le elezioni presidenziali francesi?
La situazione attuale è segnata dall’aggressione subita da Yvan Colonna e dalla sua morte. Questo ha provocato in Corsica un’emozione molto forte, anche in persone che non sono affatto nazionaliste.
La gioventù corsa era già inquieta perché, nonostante da molti anni i nazionalisti abbiano vinto tutte le elezioni, Parigi non si è mossa di una virgola rispetto all’indisponibilità a discutere del progetto sostenuto dai nazionalisti e votato dai corsi con la maggioranza assoluta dei voti.
La vicenda Colonna ha fatto sì che i giovani decidessero di scendere in strada in modo molto determinato costringendo il governo francese a parlare di autonomia e a promettere una discussione su questo progetto.
Noi siamo saldamente fermi sulle nostre posizioni. Pochi giorni fa eravamo nel pieno delle elezioni presidenziali francesi e quindi lo Stato ha voluto spegnere il fuoco della protesta per non turbare la campagna elettorale. Ora che la campagna elettorale è finita e Macron è stato rieletto è prevista una riunione tra i parlamentari corsi e il governo francese. Noi siamo molto attenti a questa discussione e al comportamento di Parigi a cui non diamo alcun tipo di fiducia. Parteciperemo tra qualche giorno a questa discussione tramite la nostra eletta all’Assemblea di Corsica Josepha Giacometti che ha già partecipato al primo incontro in Corsica con il ministro dell’interno Gérald Darmanin.
La pluridecennale esperienza dell’autonomia sarda può esservi utile in qualche modo per far capire ai corsi che l’autonomia non è la panacea di tutti i mali?
L’esperienza dei sardi dimostra che l’autonomia non consente ai popoli di esprimersi pienamente. Grazie all’esperienza della Sardegna e della Catalogna possiamo capire i limiti dell’autonomia. Ma noi siamo molto lontani dall’autonomia e come indipendentisti l’abbiamo sempre considerata come una tappa verso l’indipendenza. Dobbiamo far capire ai corsi che l’autonomia non potrà rappresentare la soluzione definitiva per il nostro Paese. D’altronde anche gli autonomisti sostengono che la Corsica sia una nazione, si definiscono nazionalisti, ma noi non possiamo accettare il concetto che questa nazione sia sotto la dominazione francese per l’eternità. La vicenda storica e istituzionale sarda e catalana ci aiuta a far capire ai corsi che l’autonomia è solo la prima tappa verso l’indipendenza. Noi siamo d’accordo su questo passaggio graduale, abbiamo firmato con gli autonomisti questo tipo prospettiva. Ma mentre per loro l’autonomia rappresenta il compimento della lotta per noi no, l’abbiamo sempre detto e lo ripetiamo. Dunque noi parteciperemo alle discussioni sull’autonomia e se riusciremo a ottenerla continueremo a lottare per l’indipendenza e per convincere i corsi di questa necessità.
Nei prossimi negoziati con i francesi discuterete finalmente dell’assetto istituzionale della Corsica. Un risultato notevole ottenuto anche grazie alla tragica vicenda di Yvan Colonna che ha provocato una potente mobilitazione dei giovani. Qual è il loro ruolo nella politica corsa?
Questo dramma ha portato i giovani a esprimersi con questo tipo di manifestazioni molto forti. I giovani hanno dimostrato che il popolo corso è sempre vivo, la sua gioventù in particolare, e questo è importante. I giovani dovranno avere un peso e un ruolo nelle prossime lotte ma anche nei prossimi negoziati politici con lo Stato perché non possiamo accettare il concetto che i giovani siano utili solamente per scendere in strada. Devono poter esprimere la loro opinione nelle sedi politiche, al fianco degli eletti, delle organizzazioni sindacali e dei collettivi studenteschi. Per noi anche le organizzazioni giovanili devono far parte della delegazione corsa che andrà a discutere con i francesi.