Antonio Meloni
Coordinamento di Torra, Responsabile Energia
Programmare interventi coerenti per cominciare a tracciare un percorso verso la prosperità energetica.
Il problema energetico sardo non è tanto legato alle tecnologie quanto alla strategia: quale idea hanno le istituzioni per il futuro energetico della Sardegna? Viste le azioni omesse o messe in campo non esiste una direzione chiara bensì un semplice sovrapporsi di iniziative disorganiche ed estemporanee: contemporaneamente si vuole potenziare il parco produttivo da fonti rinnovabili, implementare delle reti per la distribuzione del gas, preservare le centrali a carbone, premiare l’efficienza energetica e difendere le attività più energivore. Sarebbe opportuno invece definire degli obiettivi di medio lungo termine ed individuare una serie di azioni utili a raggiungerli, partendo dallo stato di fatto e dalle risorse presenti nel territorio nazionale.
Autosufficienza energetica
Se l’obiettivo è quello di una Sardegna energeticamente autosufficiente, efficiente e con costi dell’energia ragionevoli bisogna programmare interventi coerenti. Le risorse energetiche disponibili in Sardegna non sono i combustibili fossili: disponiamo soltanto di pessimo carbone e di giacimenti trascurabili di gas naturale. Pertanto voler puntare sulle fonti rinnovabili come radiazione solare, energia eolica e idroelettrica non è un atteggiamento da ecologisti idealisti, bensì una questione di pragmatismo. Anche in campo energetico le monocolture presentano più rischi che vantaggi: l’obiettivo non può che essere quello di sfruttare le varie risorse energetiche e le diverse tecnologie contemporaneamente così da massimizzarne i vantaggi e minimizzarne i limiti.
Stabilità ed efficienza energetica
Il metodo più efficace per garantire stabilità ed economicità di un sistema energetico è ottimizzarne l’efficienza: minore sarà l’energia di cui necessiteremo, a parità di risultato raggiunto, maggiore sarà la possibilità di produrla con le nostre risorse e con costi ragionevoli. L’interconnessione con altre regioni europee e lo scambio dei surplus energetici è strategicamente importante nell’ottica di una maggiore percentuale di produzione da fonti rinnovabili: valga come esempio la Danimarca, che vende i surplus di energia eolica nelle fasi di grossa produzione e acquista energia dalla Germania nelle fasi di scarsa produzione.
Ruolo delle istituzioni
Cosa possono fare oggi le istituzioni nazionali per cominciare a tracciare un percorso verso una Sardegna energeticamente prospera? Essere un catalizzatore per l’efficienza energetica: come il Sud Tirolo ha fatto ormai una ventina d’anni fa con Casa Clima, anche la RAS dovrebbe dotarsi di uno strumento per promuovere e monitorare l’efficientamento energetico degli edifici sardi. Mentre lo strumento tirolese è giustamente maggiormente focalizzato sull’efficienza in riscaldamento, ed è diventato un punto di riferimento a livello europeo in questo campo, quello sardo dovrebbe porre il proprio focus sul raffrescamento e porsi come punto di riferimento per l’area mediterranea, dando finalmente degli standard tecnici adeguati e non più applicando semplicemente quelli pensati per il centro-nord Europa.
Favorire la realizzazione di interventi di efficientamento energetico e di impianti per la produzione di energia elettrica e termica solare da parte delle famiglie meno abbienti, tramite bandi con contributi a fondo perduto dedicati esclusivamente alle fasce reddituali più basse. Stanziare fondi adeguati per efficientare gli edifici pubblici.
Promuovere la realizzazione di impianti ad energie rinnovabili di grossa taglia (assolutamente necessari in associazione con i piccoli impianti domestici-aziendali) in aree industriali e/o da sottoporre a bonifica ambientale (Macchiareddu e simili) a partecipazione mista pubblica-privata con azionariato popolare (sarebbe da verificarne i limiti di fattibilità), così che i proventi rimangano in territorio sardo. Stanziare fondi adeguati per lo sviluppo delle comunità energetiche.
Effettuare un serio studio sulla effettiva necessità di centrali elettriche a combustibili fossili: appare evidente che le attuali sono in sovrannumero. Una volta definita l’effettiva necessità di centrali per il periodo di transizione dall’attuale sistema di produzione a prevalenza fossile al futuro a prevalenza rinnovabile, agire con tutti i mezzi possibili per l’ottimizzazione delle centrali residue, con la loro riconversione al turbogas, la tecnologia maggiormente compatibile con un sistema a grosse percentuali di produzione da rinnovabili. Agire in ogni sede possibile per la modifica dell’attuale metodo di calcolo del prezzo dell’energia elettrica su base statale, che va a sfavorire le aree, come la Sardegna, che hanno una componente prodotta da energie rinnovabili (e pertanto a prezzo tendenzialmente basso) rilevante. Trovare la maniera economicamente meno impattante per abbandonare i progetti di metanizzazione della Sardegna: è evidente che la strategia più proficua per la nostra nazione è quella di elettrificare i consumi, specialmente quelli domestici e delle piccole e medie imprese, date le possibilità produttive in nostro possesso. Individuate le centrali elettriche da fossili strettamente necessarie per la rete sarda, praticamente solo quelle avrebbero bisogno di gas metano, e sarebbe sufficiente realizzare dei rigassificatori al loro solo servizio. Istituire tramite SFIRS dei sistemi di accesso al credito garantito dalla RAS per le aziende sarde al fine di realizzare investimenti nell’ambito dell’efficientamento e della autoproduzione dell’energia. Ottimizzare l’utilizzo delle centrali idroelettriche sarde con lo scopo prioritario di fungere da sistema di accumulo dei surplus di energia da fonti rinnovabili.