Il coordinamento Torra nasce per contribuire alla riorganizzazione dell’indipendentismo repubblicano e progressista. Ha dato vita con iRS e ProgReS al processo di dialogo, ancora in corso, denominato Est Ora.
Torra ha chiarito sin dall’inizio che non si sarebbe trasformato in partito o movimento politico ma che, al contrario, avrebbe lavorato per la razionalizzazione dell’offerta politica indipendentista. In questo senso, coerentemente, né la nostra sigla né i componenti del coordinamento saranno candidati alle prossime elezioni nazionali sarde del febbraio 2024.
L’INIZIATIVA COMUNE DI iRS e ProgReS
Per il nostro coordinamento la notizia più interessante di queste elezioni è il fatto che iRS e ProgReS stiano dialogando e interagendo in occasione di tutti i tavoli politici e che stiano ragionando sempre e comunque nell’ottica di una lista comune che veda la partecipazione e la candidatura unitaria dei propri rispettivi attivisti e militanti. Questo è il primo indicatore del grandissimo lavoro di unità, conoscenza e collaborazione che stiamo portando avanti nel processo Est Ora. Storie, origini e percorsi diversi che lavorano assieme oltre le sigle e nell’interesse collettivo, prendendo in considerazione le esigenze dell’altro e mutando le proprie posizioni in favore di soluzioni condivise. Questo è prezioso e ci fa ben sperare sulla riuscita finale del percorso in atto, di importanza ben superiore e con tempi più lunghi rispetto all’attuale fase elettorale.
IL NOSTRO RUOLO E IL PROCESSO EST ORA
Per Torra il momento elettorale non è il fulcro dell’attività politica. Abbiamo una missione ben definita, siamo un coordinamento di scopo il cui compito è quello di seminare, elaborare e proporre visioni, mantenendo viva la fiammella della continuità storica dell’indipendentismo repubblicano, progressista e nonviolento, verso il rilancio di una proposta politica organizzata che parta dalle risorse attualmente disponibili per allargarsi a nuovi settori della società e a nuove generazioni. In questo senso la nostra priorità è il territorio, il rapporto corpo a corpo con i simpatizzanti e i sostenitori della nostra area vasta.
I nostri compagni di progetto a medio-lungo periodo, iRS e ProgReS, hanno un’esigenza in più, quella della presenza elettorale. Il nostro percorso di dialogo quindi contempera esigenze e urgenze diverse ma complementari e l’assetto a geometria variabile che abbiamo concordato sembra riuscire ad ammortizzare queste inevitabili asincronie contingenti.
LEGGE ELETTORALE
Alcuni mesi fa con iRS e ProgReS abbiamo promosso la campagna democratzia.eu per la modifica della legge elettorale sarda, ritenuta da molti antidemocratica, oggetto di altre proposte di aggiornamento anche nel recente passato. Le nostre proposte di emendamento sono state sottoscritte da vari partiti, da molti esponenti politici, della cultura e della società ma il Consiglio Regionale non ha voluto far propria una battaglia in favore di democrazia, rappresentanza e partecipazione.
TAVOLI DI CONFRONTO
Alla luce del permanere di un tavolo di gioco truccato e dell’impossibilità di una serena e proficua partecipazione elettorale solitaria iRS e ProgReS, che a differenza di Torra sono forze politiche anche elettorali, hanno intavolato discussioni e confronti a tutto campo con forze politiche del campo nazionale sardo e dell’alternativa al sistema di potere che da sempre malgestisce gli interessi e i diritti del popolo sardo. Su questi tavoli di confronto Torra ha già espresso in un apposito comunicato la sua posizione non entusiasta ma ne ha riconosciuto la legittimità tattica. Eravamo nell’agosto 2023 e in quella fase l’offerta politica italiana si esprimeva in un unico polo del potere articolato nelle consuete due maschere di centrodestra e di centrosinistra. Pur nel naturale dubbio sulla profondità dell’interiorizzazione del concetto nazionale sardo e della sedimentazione dell’apertura al diritto all’autodeterminazione da parte delle forze politiche della sinistra anticapitalista italiana in Sardegna, immaginare un secondo polo alternativo, sardo, indipendentista e attento alle istanze sociali, non era insensato. D’altra parte il punto di caduta su una manciata di temi totalmente e reciprocamente condivisi lasciava ben sperare.
LA COALIZIONE SARDA
A sparigliare le carte e a cambiare l’assetto della situazione politica è arrivata la spaccatura della coalizione italiana di centrosinistra che ha dato luogo a due proposte distinte. Una, di rito italiano ortodosso, sostenuta da PD e M5S, cioè gli epigoni del potere più profondamente antisardo sommati ai sopravvissuti dei populisti buoni per tutte le stagioni; l’altra, di rito sardo eterodosso, animata dalla decisione di Renato Soru di riprendersi Progetto Sardegna, soggetto sardo che vent’anni fa era stato tristemente portato in dono sull’altare sacrificale del nascente Partito Democratico italiano.
Il racconto giornalistico di questa dinamica spesso riduce tutto ad una conta interna, a uno scontro per il potere, al presunto solipsismo contrapposto ad un’altrettanto presunta coralità.
Noi, che non viviamo di sterili dietrologie, di illazioni, di personalizzazioni o di facili esternazioni da tzilleri o da social network, preferiamo concentrarci sulla portata politica delle decisioni e degli eventi, presenti e passati.
E così, nello stesso modo in cui demmo un giudizio negativo sulla dissoluzione di Progetto Sardegna non possiamo oggi non prestare attenzione al ritorno di un importante settore autonomista in quello che per noi è il campo nazionale sardo.
VENTI ANNI FA
Tanti anni fa infatti, proprio nella fase in cui molti di noi erano impegnati nella propulsione indipendentista di iRS, un’altra esperienza politica tutta sarda – Progetto Sardegna – che attivò migliaia di persone e seppe dare l’idea di un autonomismo di nuova generazione, venne sorprendentemente soppressa in favore della partecipazione del suo fondatore all’ulteriore fondazione del Partito Democratico italiano.
Questa decisione politica fu il sintomo più evidente della prospettiva sostanzialmente unionista di quell’autonomismo; e infatti fu allora impossibile per iRS siglare con esso un’alleanza elettorale: nonostante le aperture concettuali di Renato Soru, che durante Festa Manna del 2006, alla presenza delle delegazioni internazionali di Corsica Nazione e di Estat Català, arrivò a riconoscere la nazione sarda all’interno dello Stato italiano, le rispettive priorità non coincidevano. Ed è scontato e naturale che tale approccio abbia dato luogo a un governo nel quale spesso gli indipendentisti non si sono riconosciuti.
OGGI
Oggi assistiamo ad un ritorno alle origini di Progetto Sardegna. Soru afferma che dopo aver portato il suo movimento in dote al Partito Democratico è stato ripagato con irriconoscenza e disprezzo. E sembra aver riflettuto sulla necessità e sull’utilità di un effettivo e concreto dialogo tra l’area autonomista e quella indipendentista. Per far questo ha dato vita ad una coalizione progressista sarda, distinta e alternativa rispetto a quella italiana.
Dal nostro punto di vista è doveroso da parte di tutti dare il giusto valore a questa novità, soppesarla e guardarla con il senno di poi. Così come d’altronde è già stato giustamente fatto in passato nei confronti di Mauro Pili e della sua decisione, nonostante il suo ben noto passato politico, di dare vita ad una lista sarda con ProgReS.
Abbiamo già scritto in passato sulla positività strategica della nascita di una vasta area autonomista che dialoga con l’indipendentismo. Abbiamo persino ipotizzato che il PD sardo potesse arrivare a riconoscere la nazione e ad inaugurare una nuova fase politica agendo specularmente rispetto a quanto già ora accade alle sue filiali valdostane e sudtirolesi. Questo non è avvenuto, perché la dirigenza democratica sarda è troppo italiana per riuscire a concepire un salto di tale portata.
A fare questo salto ci hanno pensato coloro i quali guarda caso hanno scelto di abbandonare quel partito come Renato Soru e, poco dopo, Graziano Milia, che con il suo nuovo movimento provvisoriamente d’opinione, ha ripreso il filo del discorso abbandonato molti anni fa dopo il breve ma interessante tentativo di Democratzia.
AL DI LÀ DEI NOMI
Ma la vera novità di questa campagna elettorale è indubbiamente quella della coalizione sarda, nella speranza che finalmente anche la nostra nazione possa contare sull’esistenza di un autonomismo che non ragiona in ottica unionista, che non governa gli interessi italiani in Sardegna ma che invece risponde agli interessi e alle necessità del nostro popolo.
L’area indipendentista è, come tutte le aree politiche, divisa e frammentata. Analizzare le fasi politiche non è mai semplice, a maggior ragione se invece di ragionare di opportunità politiche ci si ferma a parlare di nomi e di sigle.
Noi oggi scriveremmo le stesse identiche considerazioni strategiche e tattiche a prescindere dai nomi coinvolti sia nel campo indipendentista sia in quello autonomista perché siamo di fronte all’opportunità storica di far nascere l’omologo sardo di tutte le architetture politiche delle nazioni senza Stato più avanzate: un autonomismo nazionale sardo di centrosinistra che dialoga con l’indipendentismo progressista.
Perdersi nel rinfacciare e nel rivangare il passato è facile; lèggere il presente con dati e fatti di 20 anni fa è un errore; prendere atto della realtà e dei cambiamenti che essa porta con sé è un atto di serena responsabilità che può permettersi solo chi ha ben chiaro il suo ruolo ed è ben cosciente del fatto che in nessuna occasione si è venduto e mai si venderà al miglior offerente. Noi siamo sicuramente tra questi.
GLI INDIPENDENTISTI E LA COALIZIONE SARDA
Nel nostro campo il primo partito a prendere una decisione, difficile e sicuramente coraggiosa, è stato Liberu: sedersi sin dall’inizio al tavolo del centrosinistra italiano, con il PD, il M5S e tutti gli altri. Una scelta che ripropone l’alleanza che già iRS nel 2014 sperimentò con Pigliaru. Scelte che non abbiamo condiviso, che non avremmo mai adottato ma che non devono essere motivo di denigrazione o di pesanti accuse che vanno ben oltre la normale dialettica politica: la nonviolenza non è una vuota etichetta di cui ci fregiamo ma è una disciplina, una pratica quotidiana, un approccio e una prassi che deve essere applicata anche al lessico e al modo di rapportarsi con gli altri. A maggior ragione nel caso di altri indipendentisti.
I nostri compagni di viaggio nel processo di dialogo Est Ora, il movimento iRS e il partito ProgReS, dopo il tentativo del secondo polo di cui abbiamo già parlato, hanno preso atto della novità politica della nascita della coalizione sarda. Hanno preso atto della sostanziale impossibilità del rientro di Progetto Sardegna all’interno del centrosinistra italiano. Hanno chiarito che l’eventuale nefasto ricongiungimento tra Soru e PD comporterebbe la loro immediata uscita dalla coalizione sarda. Hanno quindi scelto di dare vita ad una lista unitaria, assieme al movimento Sardegna Chiama Sardegna, che sostiene la candidatura di Renato Soru. Questa lista avrebbe visto la partecipazione anche di Sardigna Natzione se il suo Consiglio Nazionale non avesse deciso di non poter aderire ad alleanze elettorali che vedono la partecipazione di sigle italiane benché minoritarie come +Europa. Posizione legittima come tutte le altre che però preclude a quel movimento la possibilità di far ascoltare la sua voce in occasione di una potenziale novità storica per il futuro della nostra terra.
Alle donne e agli uomini di iRS e ProgReS riconosciamo lo sforzo umano e la determinazione politica di offrire ancora una volta la possibilità agli elettori sardi di poter scegliere di sostenere persone oneste che non vivono la politica solo in Facebook e che con sacrificio lavorano quotidianamente nell’esclusivo interesse della nazione sarda.
COSA FAREMO NOI
Come coordinamento non partitico Torra continuerà anche in questa fase elettorale a lavorare per portare a termine il processo di dialogo Est Ora e per far sì che tutti gli indipendentisti senza tessera, delusi o dubbiosi sulle scelte delle sigle indipendentiste possano, se vorranno, trovare un luogo di confronto costruttivo sull’oggi, di riflessione sulle esigenze politiche di ciascuno e di immaginazione di un futuro più dinamico e partecipato della nostra area.
Le tattiche elettorali devono tenere conto di molti fattori contingenti, la strategia generale è e rimane sempre e comunque quella della liberazione nazionale e sociale del popolo sardo.
Solamente in presenza di un indipendentismo politico organizzato, plurale e forte, l’autonomismo potrà giocare un ruolo utile alla nazione sarda. Solamente in presenza di un indipendentismo progressista radicato nel territorio sarà possibile portare all’ordine del giorno dell’agenda politica sarda i nostri temi, le nostre proposte e le nostre soluzioni per una Sardegna vivibile, rispettata e serenamente aperta al mondo.
Torra – Bivat sa Terra
Cordinamentu Natzionale
Federico Coni
Edoardo Figus
Antonio G. Meloni
Franciscu Pala
Roberto Pintus
Gianluca Serrenti
Riccardo Zonedda
torrasardigna.org
09/12/2023