POLITICHE SOCIALI, SORU A ORISTANO: DOBBIAMO TORNARE A DARE UN FUTURO A CHI PENSA DI NON AVERLO PIÙ.
Oristano, 13 gennaio 2024. «La Regione Sardegna oggi è tra le Regioni italiane che spendono di più nelle politiche sociali, ma non lo sta facendo nel migliore dei modi e lo abbiamo visto soprattutto in quest’ultima legislatura. Invece dobbiamo tornare ad avere a cuore la possibilità di dare un futuro a quelle persone che pensano di non averlo più: queste per me sono le politiche sociali»: lo ha detto oggi a Oristano Renato Soru nell’intervento che ha concluso l’incontro intitolato “Politiche sociali e diritti di cittadinanza”.
Ospitato al teatro San Martino, con il coordinamento di Caterina Deidda, l’evento ha delineato lo stato dell’arte delle politiche sociosanitarie territoriali attraverso i contributi di esperti ed esperte, operatori e operatrici sanitari e del terzo settore, docenti e amministratori locali. Una situazione che, da quella legge 23 del 2005 che introdusse il sistema integrato dei servizi alla persona, manifesta la necessità di un intervento di rilancio e aggiornamento: «Sono cambiati i bisogni – ha detto Soru -. Per esempio, la popolazione è invecchiata, anche perché le cure mediche sono migliorate e abbiamo molti anziani che spesso non hanno la fortuna di arrivare all’età avanzata in condizioni ottimali di salute o autosufficienti. C’è un mondo non solo di patologie, ma anche di necessità e nuovi problemi come la solitudine, le difficoltà psicologiche, la violenza o lo stalking di cui qualcuno deve prendersi cura».
Il candidato della Coalizione sarda ha passato in rassegna le azioni introdotte o rafforzate nella legislatura 2004-2008 come il programma “Ritornare a casa” e si è anche soffermato sui Plus, i Piani locali unitari dei servizi alla persona che, così è stato detto in uno degli interventi che ha aperto la serata, «non esistono più». «Sono stati dimenticati – ha detto Soru – Eppure sappiamo che politiche sociali e sanitarie vanno insieme e dove c’è un problema di povertà, economica e culturale, e di esclusione educativa i problemi sono più complessi e vanno affrontati insieme, in maniera olistica. Anziché fare vestiti standard in tre taglie e poi andare in giro per le case a farli indossare, forse è meglio capire prima che bisogno c’è e poi avere la pazienza di confezionare un abito su misura. Adesso invece è stato tutto centralizzato».
Più in generale, ha continuato il candidato, le politiche socio sanitarie «vanno programmate localmente sulla base dei bisogni analizzati su misura e della collaborazione tra il sistema regionale e quello delle autonomie locali, come i Comuni, e attraverso il coinvolgimento sul campo del terzo settore. Sembra una cosa complessa, ma invece una cosa naturale di sussidiarietà: verticale ed orizzontale al servizio dei bisogni dei singoli e delle loro famiglie».
La scuola è strumento fondamentale per la prevenzione dei problemi sociali del futuro, secondo Soru: «L’abbandono scolastico non è solo abbandono scolastico: la dispersione scolastica è dispersione sociale. La scuola è importante perché non è solamente il momento dell’istruzione per un lavoro, ma è soprattutto il momento di crescita culturale, di comprensione di se stessi, delle proprie potenzialità, del proprio talento, delle proprie passioni ma anche del proprio ruolo in una comunità. La scuola è il centro della vita sociale e familiare, ma anche di quella nel proprio comune. Per questo la dispersione scolastica è il tumore da combattere prima che causi problemi come quelli di cui di cui abbiamo parlato stasera».
Soru ha concluso con un appello al coraggio: «Non siamo spenti – ha detto -. Siamo un po’ impolverati e pieni di cinixiu, ma siamo fuoco e dobbiamo alimentare questo fuoco: un fuoco che porti fuori la Sardegna dalle difficoltà di oggi. La Sardegna dobbiamo immaginarla bella e con un lavoro per tutti, ricca, orgogliosa: ma non di vanagloria o orgogliosa solo del passato. Dobbiamo essere orgogliosi del presente, di quello che abbiamo fatto e di quello che siamo riusciti a fare oggi. per domani. C’è bisogno di tutti noi».