Foto di Gianluca Vassallo
Renato Soru a Porto Torres: «In Sardegna lo Stato siamo noi. La legge
istitutiva dei parchi va cambiata. Nel 2030 diventeremo un’Isola
circolare»
Il candidato Presidente è intervenuto ieri a Porto Torres in occasione
dell’incontro “Un futuro per il golfo dell’Asinara”. Numerosi, di alto
valore e fortemente eterogenei, i contributi portati all’attenzione
della platea hanno delineato un quadro chiaro e completo delle esigenze
che oggi dominano una delle principali città segnate dall’industria in
Sardegna.
«Prima di altre considerazioni, inizio evidenziando l’assenza di una
partecipazione femminile a questo dibattito». Con dichiarato imbarazzo
Renato Soru porta l’attenzione della platea sulla marcata disparità di
genere che continua a imporsi nella politica come nelle cose più
semplici, di lavoro e di vita. «Il tema non è la partecipazione delle
donne alle cariche elettive ma l’attivazione di politiche di genere
attive che garantiscano alle donne di essere elette, di poter essere
realmente presenti e determinanti nei processi decisionali».
Su Porto Torres, sull’Isola dell’Asinara, e nel merito degli input
ricevuti, si ritorna con le parole futuro, e presente. «Usiamo la parola
futuro perché le scelte che siamo chiamati a fare oggi – senza paura e
senza ulteriori rimandi – devono avvenire avendo bene in mente quali
saranno le conseguenze per il futuro. Imparando dal passato, da scelte
sbagliate, affrettate, che possono generare errori.
Ciò che è accaduto a Porto Torres dagli anni ’60 non può essere né
condannato né giudicato. Oltre 13mila persone provenienti dall’area
vasta hanno trovato lavoro, cresciuto famiglie e dato vita a importanti
movimenti sindacali. Chi si sarebbe potuto voltare, allora, contro il
progresso? Ora però tocca a noi, gestire ciò che quelle scelte hanno
lasciato, governare il presente, progettando un futuro diverso.
A Porto Torres, come in numerose aree del Mezzogiorno, si raccolgono
oggi le macerie di un piano di Rinascita che, dal 1962 alla fine degli
anni ’70, ha puntato sul petrolchimico, con scelte prese da uno stato
che, dall’alto, non può tenere conto delle specificità di ogni
territorio. La Sardegna non è tutta uguale. A Porto Torres c’è un pezzo
di storia economica della Sardegna ed è paradigmatica per la transizione
in atto: ambientale, energetica, digitale, fondata sull’istruzione,
l’inclusione e la partecipazione democratica.
Il futuro, per il golfo dell’Asinara, passa quindi attraverso una
concreta azione di riconversione, come già sta accadendo. Alle piccole e
medie industrie, sane, che iniziano ad insediarsi nel territorio, si
affianca una nuova industria dell’energia, che utilizza il sole, il
vento e il mare, in un nuovo panorama produttivo e generativo che
valorizzi l’intero territorio.
Un territorio avvolto dal mare, fonte di un’economia che deve andare
oltre il turismo. È opportuno parlare concretamente di sostegno alla
pesca, di industria degli allevamenti ittici. Di cantieristica navale.
Come ad Olbia, enormemente potenziata negli ultimi venti anni – e meglio
di Tortolì, paralizzato nello sviluppo di un cluster di successo,
probabilmente solo per una cattiva politica – con la riacquisizione in
corso delle aree retro portuali, Porto Torres può oggi puntare allo
sviluppo di un importante polo di cantieristica navale, sostenibile, che
supporti la trasformazione e il repowering che pescherecci, navi e yacht
sono chiamati a compiere».
Sardegna, Isola circolare entro il 2030. È questo uno dei pilastri del
programma che Renato Soru sta costruendo, arricchito dai numerosi
contributi che si raccolgono in ogni incontro. «Lavoriamo per generare
ricchezza, dando valore a tutto quello che oggi ancora è rifiuto e che –
per ogni esempio che potrei portarvi – in altri paesi trova invece nuovo
utilizzo».
Sullo sviluppo e sul potenziale dell’immenso patrimonio che rappresenta
l’isola dell’Asinara, Renato Soru si esprime con forte decisione: «La
legge istitutiva dei parchi va cambiata. L’Asinara, come la Maddalena,
sono commissariate da anni, in uno stato di eterna paralisi. Già 15 anni
fa abbiamo lavorato sulla progettazione e la pianificazione del
territorio. Ma è tutto fermo. Come previsto dalla norma, a suo tempo
sono stati trasferiti i beni immobiliari alla Regione Sardegna, ma poi
non ci hanno dato le chiavi per amministrare il Parco. Il presidente del
Parco Nazionale lo nomina il ministro dell’Ambiente dello Stato
italiano. Ma qui – è ora di dirlo chiaramente – lo Stato, è
rappresentato dal Sindaco e dal Consiglio Comunale di Porto Torres, di
Stintino. Occorre un confronto deciso sulla delegazione dei poteri;
occorre la definizione chiara di uno stato periferico che oltre a
lavorare per il controllo del carico animale e la tutela del patrimonio
forestale, conduca all’approvazione del Piano del Parco. E si coordini
poi con la Regione per i più opportuni interventi di riqualificazione e
di creazione dei servizi».
La riorganizzazione della governance e la ridefinizione dei poteri tra
stato, regione e territorio, si ripresenta fondamentale, come
costantemente rimarcato da Renato Soru. «C’è bisogno di più Europa e
regole comuni, certamente. Ma serve portare lo Stato ad una delega di
poteri e responsabilità verso le amministrazioni regionali e locali.
Basti pensare a cosa sta accadendo con le ZES. Dopo tutto il lavoro
svolto per la definizione delle Zone ad Economia Speciale, oggi lo Stato
ripropone un’unica ZES per l’intero Mezzogiorno. E sui fondi della
politica di coesione? Si parla di una nuova gestione, accentrata su
Roma. Si sta riproponendo il passato, un ritorno alla vecchia Cassa per
il Mezzogiorno.
C’è un’idea sbagliata di Stato. In Sardegna lo Stato siamo noi».