BENI CULTURALI, SORU: PATRIMONIO STORICO E ARCHEOLOGICO DELLA SARDEGNA È
UNA MINIERA DI LAVORO.
Cagliari, 4 febbraio 2024. «La valorizzazione dei beni culturali della
Sardegna ha ricadute economiche e occupazionali importanti. Penso a
un’agenzia regionale del patrimonio culturale che stabilizzi tutti i
lavoratori dei siti archeologici». L’ha detto il candidato presidente
della Coalizione sarda Renato Soru nell’intervento che ha chiuso
l’incontro dedicato a “Politiche e gestioni per i beni culturali della
Sardegna”, ospitato nella sala del palazzo CIS di Cagliari.
Coordinato da Antonello Gregorini, l’incontro ha riunito operatori,
studiosi e semplici appassionati per fare il punto sulle opportunità
legate all’immenso patrimonio archeologico, storico e culturale
dell’isola e illustrare anche le esperienze di divulgazione e narrazione
portate avanti in questi anni. «Lo Statuto del 1948 non ci ha dato
competenza piena sui beni culturali come invece ha ottenuto la Sicilia –
ha ricordato Soru – e dobbiamo riconoscere che, in tutti questi decenni,
i tanti siti archeologici sardi non sono stati studiati e valorizzati
come avrebbero meritato dalle Soprintendenze ministeriali. Al punto che,
nelle carte che riassumono la storia del mondo, i nuraghi dovrebbero
apparire prima delle piramidi e invece non ci sono.»
«Questa storia dimenticata – ha proseguito il candidato – che ha una
dignità importante nella storia dell’uomo e ha una presenza diffusa
quasi in ogni campagna della Sardegna è una grande risorsa. Può avere
delle ricadute sulla miglior comprensione di chi siamo e quindi della
nostra storia, ma anche una grande ricaduta economica e lavorativa in un
mondo in cui il turismo continua a crescere e che oggi è fatto da
viaggiatori, esploratori che viaggiano spesso in cerca di esperienze
paesaggi, cibo e culture diverse.»
«Qualcosa è stato realizzato – ha detto Soru -. Abbiamo Barumini
riconosciuta tra i beni Unesco, ma rimane tantissimo da fare. Avevamo
immaginato una rete dei beni culturali della Sardegna, un sistema anche
con una identità visiva che aiutasse il visitare a capire il contesto
storico e dove ogni sito fosse un punto d’accesso ideale, però è stato
stravolto o realizzato in maniera episodica. Abbiamo due fondazioni
molto attive a Barumini e Cabras grazie ai Giganti, ma gli altri siti
sono gestiti da singole cooperative, a volte in maniera troppo precaria
e senza protezione sociale per i lavoratori.»
«Con un’agenzia regionale del patrimonio culturale – ha proposto il
leader della Coalizione sarda – possiamo prendere in mano la gestione
dei siti e stabilizzare chi ci lavora, formare nuovo personale, aprire
scuole di restauro e dare un’identità e una narrazione unitaria al
nostro patrimonio. Serve una norma di attuazione dello Statuto che
definisca le competenze, anche primarie, con lo Stato e ci consenta di
gestire meglio e in modo coordinato i luoghi culturali.»
«La transizione digitale porterà grandi occasioni di lavoro e di
innovazione – ha ricordato ancora -. Possiamo digitalizzare gli archivi
cartacei e tutti i reperti archeologici catalogati e oggi lasciati nei
magazzini. Mettere tutto a disposizione come grande occasione di studio
e conoscenza, promozione e occupazione. È la realizzazione di un grande
patrimonio digitale che sarà per sempre.»
«E da quest’operazione – ha concluso Renato Soru – può nascere un Betile
digitale. Vent’anni fa immaginammo questo grande museo sul lungomare di
Cagliari, oggi lo possiamo fare online, con tutti i reperti della storia
della Sardegna presenti grazie ai loro «gemelli digitali» a portata di
mano di ogni smartphone e di ogni computer nel mondo e per sempre.
Sarebbe la prima esperienza al mondo.»