Contro le servitù militari, Sardegna e Corsica unite per uno studio internazionale

I movimenti indipendentisti delle due Isole tirreniche chiedono uno studio approfondito per valutare costi e benefici delle cosiddette servitù Militari negli ultimi 50 anni. A raccontarcelo è Nicola Meloni Marongiu, attivista indipendentista e autore di Helis Blog, con questo articolo scritto per Sardegna che Cambia.

In Sardegna e in Corsica la questione dell’occupazione del territorio attraverso le cosiddette servitù militari da parte degli Stati italiano e francese è oggetto di dibattito acceso e di mobilitazioni da parte di movimenti pacifisti, antimilitaristi, e nazionalisti locali, siano essi autonomisti o indipendentisti. Anche l’ex Presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru – non propriamente un leader indipendentista – sollevò la questione durante una commissione al Parlamento italiano già nel 2014.

«La Sardegna ha un gravame di servitù militari, secondo varie stime, che si aggira intorno al 65% delle servitù, una concentrazione straordinariamente alta. Sin dalla prima Conferenza sulle servitù militari del 1981 la parola chiave è stata quella di riequilibrio. Il problema, naturalmente, è che non abbiamo visto alcun movimento riguardo a questo riequilibrio». In Corsica, il Segretario di Corsica Libera Petru Antone Tomasi, ha ribadito più volte il diritto dell’isola alla restituzione delle terre occupate dai militari: «La terra occupata dai militari a Solenzara, Asprettu e Calvi è destinata ad essere restituita alla Corsica, nel quadro di un progetto di interesse nazionale».

servitù militari
SARDEGNA E CORSICA UNITE

Negli ultimi anni, i movimenti politici indipendentisti in Sardegna e Corsica hanno unito le forze per affrontare il problema delle servitù militari congiuntamente. Hanno proposto un percorso che mira a far valutare l’impatto economico della presenza militare, mettendo in luce costi, benefici, danni ambientali e per la salute, nonché i ricavi derivanti dall’affitto dei poligoni. L’iniziativa si è concretizzata con la richiesta di uno studio internazionale e indipendente sull’occupazione militare, mirando a quantificarne costi, mancato sviluppo, danni per Sardegna e Corsica e i ricavi per gli Stati italiano e francese.

Allo stesso modo fece il sindaco de La Maddalena, Pasqualino Serra, fornendo l’esempio concreto di uno studio simile commissionato nel 1996, dal titolo “Venticinque anni di presenza della base americana nell’arcipelago de La Maddalena: una valutazione economica dell’impatto”. Dimostrò il disavanzo economico causato dalla presenza della base americana nell’arcipelago, che ammontava a circa 45 miliardi di lire per il mancato sviluppo economico del territorio su cui insisteva l’installazione militare.

La soluzione auspicabile a lungo termine è lo smantellamento totale delle installazioni militari italiane

UNO STUDIO INTERNAZIONALE SULLE RICADUTE ECONOMICHE DELLE SERVITÙ MILITARI

L’idea consiste nello stabilire quale sia l’impatto economico delle servitù militari nelle due Isole, quale il plusvalore o quale la diseconomia prodotta sui territori e dovuta al mancato sviluppo degli stessi a causa delle installazioni militari. La proposta è volta a far sì che il Popolo sardo e corso siano messi in condizione di conoscere la reale ingerenza economica dovuta agli eserciti di tutto il mondo che utilizzano il territorio sottratto alle due Isole. Una dinamica che di fatto ne fa un laboratorio per la sperimentazione di tecniche e tecnologie utili alla realizzazione di guerre coinvolgendole forzosamente in una logica e in una politica internazionale che non sono moralmente tollerate da gran parte dei cittadini.

La richiesta di uno studio indipendente è stata ufficializzata durante una conferenza stampa congiunta in Sardegna e in Corsica. In questa occasione i rappresentanti politici sardi e corsi hanno sottolineato che la soluzione auspicabile a lungo termine è lo smantellamento totale delle servitù militari, con la consapevolezza che la Sardegna e la Corsica trarrebbero enormi benefici economici, sociali ed ambientali da tale processo.

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Residuo delle esercitazioni militari a Cala Zafferano, Sardegna
MOZIONE A QUATTRO MANI

In merito le organizzazioni indipendentiste sarde – iRS, ProgReS e Torra – e Corsica Libera in Corsica hanno elaborato il testo di una mozione presentata nei rispettivi “Parlamenti” locali: l’Assemblea di Corsica ha approvato la mozione, presentata dalla parlamentare Josepha Giacometti Piredda, già nell’autunno del 2022. Per la presentazione nel Consiglio Regionale sardo le forze indipendentiste hanno chiesto all’onorevole Gianfranco Ganau di farsene portatore in quanto cofondatore istituzionale – in qualità di Presidente del Consiglio Regionale – della Consulta permanente sardo-corsa assieme all’ex Presidente dell’Assemblea di Corsica Jean-Guy Talamoni.

Gli indipendentisti sardi e còrsi, hanno quindi sottolineato la necessità di coinvolgere le rispettive Istituzioni nella discussione. Il Consiglio Regionale della Sardegna ha approvato un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione a identificare un soggetto terzo, autorevole e di alto prestigio scientifico, per commissionare una valutazione indipendente sulle basi militari in Sardegna negli ultimi 50 anni.

L’APPROVAZIONE IN SARDEGNA

Il primo febbraio 2023, la mozione è stata presentata come ordine del giorno unitario e, con il parere favorevole della Giunta, è stata approvata all’unanimità. Il Presidente della Regione si è quindi impegnato formalmente a:

  • “Identificare un soggetto terzo, internazionalmente autorevole, ufficialmente riconosciuto e di alto prestigio scientifico al quale commissionare una valutazione indipendente per capire cosa ha comportato la presenza delle basi militari in Sardegna negli ultimi 50 anni in termini di costi reali, benefici, impatto sociale e ambientale ed eventuale mancato sviluppo economico”;
  • “Interrogare il Governo italiano e il Ministero della Difesa per conoscere a quanto ammontano i ricavi dello Stato derivanti dall’affitto dei poligoni ad eserciti di tutto il mondo”;
  • “Riunire la Consulta Sardo-Còrsa per valutare la possibilità di intraprendere un percorso comune per elaborare una proposta di trasparenza e di democrazia nel nome del diritto alla conoscenza che faccia chiarezza su cosa comporta a livello economico, ambientale e sanitario la presenza delle basi militari in Sardegna e Corsica”.
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Una delle numerose scritte presenti in Sardegna, contro l’occupazione militare
SOLIDARIETÀ TRA ISOLE SORELLE

La solidarietà internazionale è stata enfatizzata, specialmente in relazione alla proposta di Corsica Libera di convertire le basi militari in Sardegna e Corsica in centri operativi per la lotta agli incendi, considerando il grave problema che colpisce ogni estate entrambe le isole. Non da poco, anche la volontà – chiaramente espressa nel testo approvato nelle due assemblee – che la richiesta dello studio passi dal consesso internazionale rappresentato dall’Istituzione comune della Consulta Sardo-Corsa.

La richiesta di uno studio indipendente rappresenta un passo significativo verso la trasparenza e il coinvolgimento della popolazione nelle decisioni che riguardano la presenza militare nelle due Isole Sorelle. Rimane ora da vedere come risponderanno gli Stati italiano e francese a questa richiesta di conoscenza e chiarezza sui costi e benefici delle loro cosiddette servitù militari.

Dae:Sardegna Che Cambia