Nelle ultime elezioni generali per il rinnovo del Dáil Éireann, la camera bassa della Repubblica d’Irlanda, i tre grandi partiti irlandesi, eredi delle vicende della Guerra Civile, hanno pareggiato, affollando una forchetta che va tra il 19,1 e il 21,8 percento dei voti. L’affluenza si è attestata sul 59,7%, la più bassa dal 1923.
Il governo di centrodestra uscente, composto da Fianna Fáil e Fine Gael, potrà essere riconfermato ma a parti invertite. Il Taoiseach uscente, primo ministro, Simon Harris del Fine Gael, dovrebbe lasciare il posto al leader del Fianna Fáil Micheál Martin. I risultati elettorali costringono le due forze politiche a restare unite e a cercare l’appoggio parlamentare di alcuni eletti indipendenti centristi. Tra le due forze c’è una notevole sintonia politica, tant’è che molti giornalisti chiedono esplicitamente ai rispettivi rappresentanti perché non si uniscano.
Inoltre entrambe le forze di centrodestra rifiutano apertamente qualsiasi tipo di collaborazione con lo Sinn Féin, repubblicano e di sinistra, capostipite di tutti i grandi partiti irlandesi, che da parte sua sta sondando possibili soluzioni per la formazione di un governo alternativo se il patto conservatore non dovesse andare in porto. Le forze di centrosinistra, assieme ad alcuni eletti indipendenti, sommano più di 60 deputati. Per governare ne servono 87.
La presidente dello Sinn Féin Mary Lou Mc Donald ha preso contatti con i laburisti del Páirtí an Lucht Oibre e con i socialdemocratici del Na Daonlathaithe Sóisialta per analizzare i risultati. In alcune dichiarazioni alla stampa il deputato repubblicano Eoin Ó Broin, da decenni in contatto con le forze indipendentiste di tutta europa, ha confermato queste interlocuzioni: “i risultati sono chiari, il centrodestra ha i numeri per governare. Questo sarà disastroso per le persone che hanno bisogno di una casa, per chi è ricoverato in ospedale, per coloro che soffrono per il costo della vita, per i e le giovani che stanno pensando di andarsene dall’Irlanda perché non vedono un futuro”.
I social democratici confermano la loro ascesa che in tre tornate elettorali, dalla loro nascita ad oggi, li ha portati ad ottenere 11 seggi con il 4,9%. I laburisti crescono di 5 eletti rispetto al 2020. Da segnalare la conferma del partito repubblicano di destra Aontú che sfiora il 4%. I verdi hanno un crollo verticale e passano da 12 a 1 eletto. Il partito di sinistra People Before Profit, che si è presentato assieme a partito socialista Solidarity, perde due eletti fermandosi a tre seggi.
I repubblicani hanno ottenuto due seggi in più anche se i loro voti assoluti sono calati rispetto al 2020. Ma la crescita generale del partito degli ultimi anni lo ha portato ad essere primo partito (29,1%) nelle sei contee del Nord sotto giurisdizione britannica e ha condizionato gli equilibri politici della Repubblica d’Irlanda.
Fonti: The Irish Times, Iris Independent, The Guardian, The National, Naiz, Vilaweb, El Nacional.
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