Qualcuno deve porre delle domande. Così stamane Giunta regionale, Consiglio regionale e prefetti di Cagliari, Sassari, Oristano e Nùoro, troveranno sulla scrivania questa lettera della Corona de Logu. Merito: il cosiddetto “coprifuoco”, la riapertura delle attività produttive e la campagna vaccinale. Interessati: noi amministratori locali, come rappresentanti dei cittadini dei tanti Comuni associati alla Corona, e i cittadini stessi. Sperando che le istituzioni rispondano senza cercare scappatoie.
La Corona de Logu, assemblea degli amministratori locali indipendentisti sardi, rivolge con questa lettera una ben precisa domanda agli organi di governo della Regione Autonoma della Sardegna ed ai prefetti, rappresentanti dello Stato italiano sull’isola. Nella speranza che ciascuno sappia per la sua parte dare risposta.
Come sindaci, assessori e consiglieri di decine di Comuni sardi, viviamo a stretto contatto con la popolazione, raccogliendone ogni giorno i legittimi e mai banali dubbi. E dopo quattordici mesi di pandemia, affrontati dalla gran parte della cittadinanza nel rispetto docile delle norme anti contagio, questi dubbi si moltiplicano.
Oggi si concentrano su un dettaglio, per niente insignificante e capace di gettare ombre sull’intera impalcatura di misure cui tutti siamo costretti: il cosiddetto “coprifuoco”, fissato per le ore 22. Termine che appare arbitrario e non motivato sul piano sanitario: il Comitato tecnico-scientifico che affianca la Presidenza del Consiglio ha infatti recisamente smentito di essere stato consultato in merito. Anzi, ha specificato che si tratta di scelte solo politiche. La domanda nostra e dei cittadini, allora, è proprio questa: quali dettagliate ragioni politiche, o ancora sanitario-scientifiche, se ce ne sono, stanno dietro tale scelta? In nome di che cosa si limita la libertà di movimento di uomini, donne e giovani?
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, in questo momento, è la forte accelerazione della campagna vaccinale. Unica strada che porterà al crollo dei contagi e quindi alla riapertura di ogni attività produttiva, comprese quelle soprattutto colpite dal “coprifuoco” serale: dai ristoranti ai bar, dai cinema ai circoli culturali. A chi fa economia e produce ricchezza, in Sardegna, servono sicurezza sanitaria e prospettiva libera: niente di ciò è determinato dall’imposizione di una misura restrittiva così odiosa e incomprensibile come il “coprifuoco”, applicato allo stesso modo al piccolo paesino dell’isola come alla grande città padana. In altre parole, senza criterio.
Torniamo alla nostra domanda. La Corona de Logu chiede una risposta specifica, chiara e non interlocutoria. Non serve rimandare la competenza a Roma. Tutti voi avete la vostra parte di competenza, e dunque di responsabilità, nel definire e trasmettere le decisioni dello Stato centrale. E senza una risposta soddisfacente, la cittadinanza avrà buon gioco nello stigmatizzare la vostra azione di governo.