Affaire energia, qual è il punto?

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impianto eolico nei pressi di Porto Torres. foto: Simone Maulu

Ultimamente, quando si parla di energia rinnovabile l’approccio è quello da tifoseria: favorevoli vs. contrari. La comunicazione di massa incasella le varie posizioni in queste due categorie effimere che semplificano tutto fino a far venir meno le argomentazioni. Il tema è complesso ma per capirne l’essenza tenteremo alcune riflessioni.

Nelle nostre comunità, specialmente nella realtà pastorale, sin da piccoli ci viene insegnato il peso della parola e il linguaggio del silenzio. La parola deve essere misurata e detta al momento giusto. Ci viene insegnato a capire soprattutto ciò che non viene detto, per poter essere in grado di intuire in pochi istanti se il linguaggio del corpo dell’interlocutore è coerente con le sue parole o se nasconde un segreto che tenta di camuffare con giochi linguistici; Con le parole sta dicendo una cosa, ma gli occhi ne dicono un’altra. 

Di giochi di parole in questo periodo ne stiamo ascoltando tanti, sia da parte di chi propone l’installazione di impianti eolici o fotovoltaici, sia da parte degli organi di informazione che spesso – per scelta o per necessità – tendono a non sviscerare le questioni. C’è poi chi non vuol sentir parlare in nessun modo di pale eoliche o chi invece in nome della decarbonizzazione sarebbe disposto a installarle ovunque. Ma i giochi di parole sono utilizzati anche da chi governa la nostra terra nel momento in cui cerca di spostare il focus sul concetto di aree idonee senza chiarire per fare cosa.

Corsica, Ghjurnate di Corti 2023. Simone Maulu di Repùblica con Laura Borras (Junts) e Jean-Guy Talamoni (Nazione) mostrano il numero di Cartulàrios Republicanos dedicato alla questione energetica in Sardegna. foto: Vittorio Cuccheddu

La situazione energetica

Ma prima di prendere posizioni acritiche sull’installazione di impianti eolici o fotovoltaici sarebbe doveroso avere chiaro il quadro di riferimento della situazione in cui ci troviamo. Rispetto alle regioni italiane la Sardegna è quella che paga le bollette elettriche più care1 in assoluto, con una maggiorazione che oscilla tra il 15 e il 20 percento. E questo lo sappiamo da almeno trent’anni. Allo stesso tempo la Sardegna è una terra che gode di così tante ore di vento e di sole che sarebbero sufficienti a soddisfare il proprio fabbisogno energetico senza inquinamento. La nostra classe dirigente è cosciente di questo? Tutti noi ne siamo coscienti? o vogliamo continuare a maledire il vento e a temere sa mama ‘e su sole? La partita si gioca su questa presa di coscienza e sul modo in cui decideremo di intervenire per tradurre il nostro sapere in saper fare, concretamente.

Detto questo, sarebbe opportuno parlare di processi produttivi, chiarire chi li governa e chi li subisce. Bisognerebbe analizzare quali sono le forze in campo e capire i rapporti di forza tra loro. 

Nel momento in cui siamo coscienti che beni collettivi quali il vento e il sole sono una fonte inesauribile di ricchezza che potrebbe permetterci di avere l’energia a prezzi bassissimi, cosa vogliamo fare? Decidiamo di governare in prima persona il processo produttivo dell’energia a beneficio delle nostre comunità oppure vogliamo continuare a far arricchire altri senza trarne alcun giovamento?

Nel mondo le guerre si svolgono principalmente per il controllo del territorio e delle risorse naturali. Altri popoli sono disposti a morire pur di non cedere le loro risorse a chi vuole rubarle. Noi invece le regaliamo? o le svendiamo per due soldi? Questo è il punto cruciale, il nocciolo della questione che non si vuole affrontare. 

Corsica 2023, Ghjurnate di Corti. Le delegazioni indipendentiste internazionali solidarizzano con la battaglia sull’energia sarda. Foto: Vittorio Cuccheddu

Chi governa l’energia?

Il paesaggio, il panorama, le aree idonee e non idonee in questa fase sono un problema secondario. Sicuramente non di poco conto ma la domanda vera che si tende a eludere è: chi deve governare l’energia in Sardegna? Chi ha il potere di decidere su questo? È evidente che attualmente questo processo non lo stanno governando i sardi e inoltre è evidente che le forze in campo tra i sardi e chi oggi governa questi processi sono disuguali. Lo Stato italiano ha il potere decisionale di bocciare qualsiasi legge la Regione Sardegna approvi. È accaduto in tante occasioni, l’ultima riguarda proprio la legge sulle aree idonee che è stata impugnata2 un mese fa. A dimostrazione che chi ha il potere decisionale sulla nostra terra non siamo noi. Questo è da sempre il limite dell’autonomia.

Come se non bastasse lo Stato italiano sta di fatto affidando la gestione della cosiddetta transizione energetica alle multinazionali lasciando loro il via libera per il saccheggio delle nostre risorse energetiche. Le multinazionali lavorano per tutelare esclusivamente i propri interessi. Hanno a disposizione grosse somme di denaro, progettisti, ingegneri, psicologi, sociologi, grafici, esperti di comunicazione e mediatori, che in questo caso, lavorano quotidianamente per depredare, a norma di legge, la nostra energia. Per convincere la classe politica e gli amministratori locali ad autorizzare i loro progetti. Monitorano le condizioni economiche dei territori dove andranno a  operare, assumono persone del posto – le cosiddette guide indiane – disposte ad aiutarli a trovare i terreni e ad informarli sulle condizioni economiche dei proprietari. Così, approfittando di chi è più debole e facendo leva su chi è più avido dividono la popolazione cercando di manipolare e convincere i proprietari ad affittare loro le terre, a far cedere chi prova a resistere mettendogli contro i confinanti  con la formula  o firmano tutti o non se ne fa niente. Promettono ricchezza sventolando elemosine e gli unici ad arricchirsi veramente saranno loro.

Controllo del territorio

Ma  non dobbiamo sottovalutare noi stessi, perché abbiamo un’arma potentissima che è quella del controllo del territorio. Perché noi siamo a casa nostra e le nostre terre le conosciamo palmo a palmo. E se noi, tutti insieme, decidiamo che loro non passano, loro non passano! Il Sindaco di Scano di Montiferro per esempio ha emesso un’ordinanza3 in cui dichiara le strade del territorio comunale non idonee al passaggio dei mezzi pesanti che trasportano le pale eoliche. Se anche altri amministratori avessero il coraggio di questo tipo di decisioni tutti sarebbero costretti a uscire allo scoperto.

Alla luce di tutto questo è naturale chiedersi da che parte stanno le istituzioni. Stanno con chi difende la Sardegna e il diritto dei sardi a governare l’energia? Oppure difendono chi vuole depredare l’Isola e arricchirsi fingendo di voler perseguire la transizione energetica?

Porto Torres, agosto 2024. Conferenza stampa di Repùblica sulla questione energia. Interventi di Simone Maulu, Marta Spada e del responsabile energia Antonio Meloni. Foto: Marcello Saba

Questo è il punto, dicevamo. Le istituzioni su questo finora sono state molto ambigue e molto abili a sviare il focus. Il movimento popolare che si è sollevato contro la speculazione, contro l’assalto alle energie rinnovabili è stato demonizzato dai nostri governanti, è stato snobbato. La Presidente Todde, se veramente avesse voluto difendere la Sardegna, ha avuto l’occasione servita su un piatto d’argento per ingaggiare un rapporto di forza con lo Stato italiano. Forte di un movimento popolare enorme sarebbe potuta andare a Roma e dire che in Sardegna decidiamo noi. Decidiamo noi quanta energia produrre, dove installare gli impianti e a beneficio di chi.

Invece si è fatto il solito gioco dell’autonomismo che è quello di provare a dimostrare allo Stato di avere il controllo del territorio, di riuscire a sedare i conflitti in cambio di un piccolo ruolo da comparsa nelle trattative. Ma come sempre lo Stato impone i propri interessi e gli autonomisti abbassano la testa. 

Quindi  il punto centrale rimane sempre uno: chi deve governare l’energia in Sardegna? Noi, popolo sardo, siamo disposti nel 2025 a permettere che un manipolo di privati, col beneplacito dello Stato italiano, rapinino la nostra energia? La partita non è ancora chiusa, la palla è nelle nostre mani e il campo di battaglia è casa nostra. Noi possiamo essere più forti. Noi possiamo vincere.

  1. Ansa ↩︎
  2. Ansa ↩︎
  3. L’Unione Sarda ↩︎