UNO STUDIO INTERNAZIONALE
Per fare questi conti è necessario che le istituzioni sarde e còrse – anche sulla scia ideale della storica istituzione del Consiglio Permanente Sardo-Corso sottoscritto dai presidenti dei Parlamenti delle due Isole, Talamoni e Ganau, nel 2016 – commissionino uno studio ad entità internazionali terze e imparziali, riconosciute universalmente come tali. Di esempi in questo senso ne esistono già molti. Ricorderemo per comodità l’esempio dello studio commissionato nel 1996 da Pasqualino Serra, Sindaco di La Maddalena, sui costi e sul mancato sviluppo del territorio intitolato “Venticinque anni di presenza della base americana nell’arcipelago de La Maddalena: una valutazione economica dell’impatto”. Uno studio che non è mai stato contestato da nessuno, militari compresi, la cui premessa recita:
“Oggi è possibile trattare oggettivamente un tema come quello della presenza della base americana nell’arcipelago maddalenino senza preconcetti ideologici. In particolare possono essere esplicitati, quantificati e valutati un set di indicatori in grado di misurare l’impatto economico della presenza della base americana. Obiettivo dell’analisi è così quello di individuare, attraverso l’analisi dei costi e dei benefici economici generati dalla presenza della base quale sia stato l’impatto economico e sociale della base stessa. La metodologia di analisi considerata è quella classica dell’analisi costi benefici, la cui applicazione permette di individuare e quantificare, monetizzandoli, tutti gli elementi che determinano e qualificano gli accadimenti economici. Il confronto differenziale tra i flussi dei costi e dei benefici in un determinato arco temporale permette di giungere ad una valutazione credibile e scientificamente accettata.
Nessuna prevenzione di sorta ha guidato la redazione dello studio, ma solo la necessità di dare una risposta alla domanda di fondo: la presenza della base americana nell’arcipelago ha generato un impatto positivo o negativo per la collettività?
In estrema sintesi il flusso dei costi sopportati dalla comunità appare decisamente superiore ai benefici, seppure questi ultimi non siano stati assolutamente trascurabili. Se però vengono valutati i costi, i risultati confermano un impatto negativo sul sistema economico maddalenino. La maggiore risorsa ed industria locale, il turismo, non ha avuto lo sviluppo auspicato ed apprezzabile con altre virtuose intensità in aree limitrofe o analoghe.
Quale può essere l’utilità del lavoro svolto per il Comune e per l’intera comunità maddalenina? Non certo l’apertura di un contenzioso con il comando della base americana, non certo la richiesta di un abbandono da parte degli Stati Uniti della base stessa. Si tratterà però di far valere, a fronte di dati incontrovertibili, i diritti innegabili degli abitanti della Maddalena nei confronti delle autorità politiche e delle amministrazioni centrali dello Stato italiano e del Ministero della Difesa. Non è da ritenere ammissibile infatti che la comunità non debba essere risarcita dei costi che ha sopportato e tuttora sopporta per la presenza della base. Basti ricordare che nei Comuni italiani dove vengono realizzate centrali per la produzione di energia elettrica, lo Stato è tenuto a realizzare direttamente quelle che vengono definite “opere di compensazione” o ad aprire linee di credito ad hoc per le amministrazioni comunali interessate per decine o centinaia di miliardi di lire.
A fronte di 10.154 milioni di lire l’anno (valori 1995) di benefici per la collettività maddalenina derivanti direttamente o indirettamente dalla presenza della base americana risultano 11.952 milioni annui di costi sociali che comportano uno squilibrio annuale di 1.790 milioni. In venticinque anni si è cumulato un disavanzo economico di quasi 45 miliardi di lire”.
iRS, ProgReS, Torra