Intervento all’assemblea della Coalizione Sarda tenutasi domenica 10 marzo 2024 a Milis.
Vorrei andare oltre l’analisi matematica del voto che credo sia già stata fatta ampiamente per soffermarmi invece sulla dinamica politica che queste elezioni hanno innescato e che noi oggi dobbiamo essere bravi ad alimentare, a non disperdere. E se noi oggi siamo tutti qui è per continuare, per innaffiare i semi che abbiamo piantato e far sì che diano i loro frutti.
Noi abbiamo tutte le carte in regola per poter dimostrare che si può fare politica fuori dai poli italiani e se oggi la Coalizione Sarda non è rappresentata in Consiglio Regionale non è perché i Sardi non hanno dato fiducia al nostro progetto o per chissà quale congiunzione astrale. Noi non siamo rappresentati nel Parlamento Sardo a causa di una legge elettorale indecente, nata e pensata per annientare qualsiasi possibilità di scardinare il bipolarismo, per proteggere un sistema di potere che altrimenti inizierebbe a traballare. Basti pensare che in Catalunya, una nazione con sette milioni e mezzo di abitanti, con 60.000 voti si eleggono due deputati nel parlamento. Da noi, a causa di questa elegge, con 60.000 voti si resta fuori dalle istituzioni.
Oggi siamo davanti alla nascita di un nuovo ciclo politico che potrebbe far uscire la Sardegna dalla catalessi esistenziale, culturale e politica nella quale è paralizzata.
In questa campagna elettorale si sono avvicinate a noi tantissime persone, molte delle quali avevano smesso di fare politica perché deluse, perché non rappresentate dai partiti esistenti, perché schifate da dinamiche di gestione del potere, soprattutto interne al centrosinistra italiano; tante persone che grazie alla Coalizione Sarda hanno ricominciato a credere nella politica, ad emozionarsi, a sognare e per questo si sono messe in gioco.
Noi auspichiamo che ora tutte queste persone si attivino, riprendano a fare politica. E il nostro compito è quello di creare le condizioni affinché questo avvenga creando le strutture necessarie alla loro attivazione. Stare bene insieme non significa essere necessariamente uguali, per questo è necessario creare strutture che diano possibilità a tutti di potersi attivare nell’organizzazione che più gli somiglia.
In questo senso, dal nostro punto di vista, stiamo già lavorando per riorganizzare e ricostruire un movimento indipendentista forte. E sempre in questo senso auspichiamo e ci auguriamo che Progetto Sardegna si strutturi in modo che possa costruire la casa per tutte quelle persone che non sono indipendentiste ma credono in un autonomismo nuovo.
Questo succede in Catalogna, in Galizia, nel Paesi Baschi, in Corsica. Esistono due blocchi organizzati, uno è il blocco autonomista, l’altro è quello indipendentista. La novità politica è che in Sardegna questi soggetti non nascono per competere tra loro bensì per collaborare. Il nuovo autonomismo è un interlocutore naturale dell’indipendentismo e viceversa.
Per questo è fondamentale che continui ad esistere la Coalizione Sarda, perché è il tavolo comune dove troviamo punti di incontro, dove tracciamo il pezzo di strada che possiamo fare insieme. Questa è la nostra casa e la Sardegna deve rimanere il nostro orizzonte politico. La nostra casa naturale non è il centrosinistra italiano. E il nuovo autonomismo non deve cadere in questa trappola.
Se vogliamo che le persone credano in noi, se vogliamo diventare attrattivi dobbiamo innanzitutto essere noi i primi a credere nei progetti che proponiamo e lo dobbiamo fare con coerenza. Noi su questo abbiamo le idee molto chiare e il nostro lavoro in questo momento non è quello di cercare scorciatoie per eleggere qualche consigliere comunale in più ma è quello di lavorare sul territorio e riattivare persone che credono in una Sardegna diversa e dargli la possibilità di contribuire e di mettersi in gioco.
Solo dando corpo a questo nuovo ciclo politico possiamo mettere le basi per creare una alternativa vincente rispetto al bipolarismo italiano.
Come diceva un nostro amico, Alfons Lopez Tena, ex deputato catalano, “il padre del diritto è la forza”, ovvero le norme, le leggi, sono tutte scritte ma chi ha il potere di esercitarle è chi ha forza. E noi oggi dobbiamo costruire quella forza che dia una prospettiva nuova alla nazione sarda.