Energia. Gli accordi di Pirro tra Regione e Stato

Gli attivisti della Costituente Indipendentista intervengono sulla questione degli accordi tra Regione e Stato italiano. Comunicato del 12 giugno 2024.

Lo Stato italiano, dopo anni di colpevole latitanza, ha finalmente emanato il Decreto che stabilisce i criteri secondo i quali le Regioni dovranno scegliere le “aree idonee” per la costruzione di centrali elettriche rinnovabili. L’assenza di tale atto dovuto ha consentito la selvaggia speculazione energetica che è sotto gli occhi di tutti.

Ma per noi indipendentisti aderenti alla Costituente Indipendentista tutto questo non cambia quasi nulla sul piano della predazione del territorio nazionale sardo e dei nostri paesaggi e sulla negazione della sovranità delle istituzioni sarde sul proprio territorio, in quanto le decisioni della RAS dovranno comunque essere approvate dal Ministero italiano, anche nel caso del coinvolgimento di beni culturali.

Il nostro indipendentismo ragiona ed agisce da sempre secondo i criteri della sostenibilità e di una pragmatica ecologia, ben distinte da un ambientalismo di maniera che nasconde e consente speculazioni di ogni tipo. Siamo i primi a desiderare una transizione ecologica a livello continentale europeo ma questa deve rispondere agli interessi delle comunità e alle necessità dei popoli.

Questo accordo di Pirro tra Regione Autonoma e Stato non risolve praticamente nulla e non va al nocciolo della disputa: non sancisce limiti massimi di produzione energetica, non regolamenta gli impianti in via di autorizzazione.

Da vent’anni proponiamo un Piano Sardo dell’Energia, per fermare l’assalto al territorio e per la comproprietà pubblica degli impianti, per una Sardegna energeticamente autosufficiente, efficiente e per costi dell’energia ragionevoli.

Ribadiamo, riprendendo quanto proposto dal nostro attivista storico Antonio G. Meloni, che il problema energetico sardo non è tanto legato alle tecnologie quanto alla mancanza di una strategia. Le istituzioni non hanno un’idea precisa per il nostro futuro energetico, agiscono in modo disorganico sovrapponendo decisioni estemporanee che vanno in tutte le direzioni: potenziare le rinnovabili, implementare la distribuzione del gas, preservare le centrali a carbone, premiare l’efficienza energetica e difendere attività energivore.

Sarebbe opportuno invece definire obiettivi a medio lungo termine ed individuare azioni utili a raggiungerli, partendo dallo stato di fatto e dalle risorse presenti sul nostro territorio nazionale.

a. Autosufficienza energetica. Le risorse disponibili in Sardegna non sono i combustibili fossili: pessimo carbone e pochissimo gas naturale. Scommettere su fonti rinnovabili non è una scelta da ecologisti idealisti ma è una questione di pragmatismo.

b. Stabilità ed efficienza energetica. Il metodo per garantire l’economicità del sistema energetico è ottimizzarne l’efficienza: minore sarà l’energia di cui necessiteremo e più sarà possibile produrla con le nostre risorse a costi ragionevoli. Senza dimenticare l’importanza dell’interconnessione con altre nazioni e lo scambio dei surplus.

c. Ruolo delle istituzioni.

1. Come già avviene in Sud Tirolo per il riscaldamento, la RAS potrebbe dotarsi di uno strumento per promuovere e monitorare l’efficientamento energetico degli edifici focalizzato sulle esigenze della nostra terra, adottando standard tecnici sintonizzati con la nostra realtà e non applicando più quelli pensati per il centro-nord Europa.

2. Favorire gli impianti di produzione elettrica e termica solare da parte delle famiglie meno abbienti e da parte degli edifici pubblici, tramite bandi e finanziamenti.

3. Promuovere la realizzazione e garantire il sostegno alla costruzione di comunità energetiche locali, territoriali o per l’intero territorio sardo. Favorire gli impianti rinnovabili di grossa taglia in aree industriali o da bonificare a partecipazione pubblica-privata e con azionariato popolare così che i proventi rimangano in Sardegna.

4. Effettuare un serio studio sulla necessità delle centrali fossili in quanto le attuali sono in sovrannumero. Riconvertire in turbogas le centrali necessarie in quanto questa tecnologia è la più compatibile con un sistema di produzione a maggioranza rinnovabile.

5. Agire in ogni sede possibile per la modifica dell’attuale metodo di calcolo del prezzo dell’energia elettrica su base statale che sfavorisce le aree, come la Sardegna, che hanno una componente prodotta da energie rinnovabili rilevante.

6. Trovare la maniera economicamente meno impattante per abbandonare il progetto di metanizzazione della Sardegna: è evidente che la strategia più proficua per la nostra nazione è quella di elettrificare i consumi

7. Investire su una completa revisione della rete elettrica sarda, che già oggi è vicina al limite tecnico di capacità per la gestione degli impianti esistenti, e non può certo accogliere ulteriori GW di potenza da fonte rinnovabile.

8. Istituire tramite SFIRS sistemi di accesso al credito garantito dalla RAS per le aziende sarde al fine di realizzare investimenti nell’ambito dell’efficientamento e della autoproduzione dell’energia.

9. Ottimizzare l’utilizzo delle centrali idroelettriche sarde con lo scopo prioritario di fungere da sistema di accumulo dei surplus di energia da fonti rinnovabili.

10. Adottare i provvedimenti urgenti sulla tutela del paesaggio e incaricare la Giunta di predisporre quanto necessario per il completamento del PPR delle zone interne.

Costituente Indipendentista

www.costituente.org

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