Cento anni fa Francesc Macià, che successivamente diventerà il primo presidente della Generalitat moderna, fonda il partito Estat Català, il primo partito politico chiaramente indipendentista. L’indipendentismo rivendica l’eredità di Estat Català: “è il nostro filo rosso”. Carles Puigdemont ha definito il partito come “il motore che ci spinge a continuare il nostro cammino verso la repubblica catalana”.
Un centinaio di rappresentanti di movimenti e partiti indipendentisti, assieme al alcuni familiari di militanti storici, hanno celebrato questo centenario in un convegno a Barcellona presso il Museo di Storia della Catalogna, l’8 luglio 2022. Estat Català è il più longevo partito indipendentista catalano e il secondo in Europa dopo lo Sinn Féin.
Estat Català è stato fondato nel 1922, dopo il colpo di Stato di Primo de Rivera, quando Macià si è visto obbligato a rifugiarsi in Francia e proporre un carattere insurrezionale nel suo obiettivo indipendentista. Con la caduta della dittatura, ricorda il quotidiano VilaWeb, Macià potè tornare in Catalogna e decise di incorporare Estat Català in Esquerra Republicana. È anche per questo motivo che tra il pubblico si sono fatti notare anche esponenti di ERC come la portavoce Marta Vilalta, così come di Junts e di altre realtà indipendentiste come Sobiranistes, Demòcrates e Assemblea Nacional Catalana.
Il settimanale valenciano El Temps riporta che l’evento si è aperto con le note della versione catalana della nota canzone popolare irlandese The Foggy Dew che narra della Rivolta di Pasqua del 1916, momento cruciale della lotta per l’indipendenza dell’Irlanda: “osservati da tutto il mondo quei martiri dell’onore hanno fatto fiorire il seme della causa, la fiamma della libertà che ci guiderà per sempre attraverso la nebbia mattutina”.
Lo scopo dell’appuntamento commemorativo è stato sottolineare l’importanza di quello che viene considerato come il primo partito politico “di carattere nettamente indipendentista”, per citare il manifesto che è stato letto dall’ex deputata di Junts nel Parlamento catalano Salwa El Gharbi e dall’ex assessore all’Università Carles Solà.
Tomàs Callau, storico e segretario generale del partito, ha aperto l’atto: “Vogliamo restare fedeli alla memoria storica collettiva, vogliamo rendere omaggio al patriottismo disinteressato e coerente di tutti gli uomini e le donne di Estat Català e vogliamo rinnovare il nostro impegno pubblico con gli obiettivi di Macià che voleva ottenere una nazione catalana indipendente, libera, colta, giusta e completa”.
Conxita Bosh, dell’esecutivo del partito, ha ricordato che “uno degli obiettivi primari del partito è sempre stata l’internazionalizzazione della lotta per l’indipendenza”. In questo senso ha elencato varie realtà internazionali – Bretagna, Corsica, Nuova Caledonia, Porto Rico, Sardegna, tra gli altri – che hanno voluto celebrare il centenario di Estat Català. Tra i vari saluti arrivati dai movimenti indipendentisti europei e mondiali citiamo quello di iRS: “Estat Català compie centro anni e per noi è un onore partecipare alle celebrazioni del suo centenario. Nel corso di questi decenni la storia dell’indipendentismo sardo si è intrecciata in tante occasioni con quella dell’indipendentismo catalano e in particolare con quella di Estat Català che è uno dei partiti indipendentisti più antichi d’Europa. Possiamo dire con orgoglio che negli ultimi vent’anni abbiamo collaborato in maniera costante per l’organizzazione di molti eventi internazionali, convegni, assemblee e azioni di solidarietà“.
L’ex presidente dell’Assemblea di Corsica, Jean-Guy Talamoni, e il coordinatore generale di EH Bildu, Arnaldo Otegi, hanno preso la parola in teleconferenza per dare il loro sostegno alla “lotta per la libertà e la piena sovranità” del popolo catalano. “Abbiamo gli stessi avversari e nemici politici, spero che presto potremo celebrare la nascita delle nostre rispettive repubbliche”, ha esclamato Otegi.
Anche il presidente catalano in esilio, Carles Puigdemont, ha partecipato virtualmente all’atto. “Macià, dalla grande vocazione internazionale, è stato il primo a capire che la Catalogna avrebbe dovuto farsi sentire dal mondo”, ha assicurato l’attuale presidente del Consell per la Repùblica, e ha ricordato il lavoro svolto da Estat Català in città come Parigi, Bruxelles, New York, Mosca e Montevideo. Per Puigdemont Estat Català è il filo rosso che unisce la Catalogna del 1922 a quella del 2022, un punto di riferimento indispensabile”. Lo ha definito anche come “imprescindibile” per la sopravvivenza della nazione catalana e contro le avversità. Riferendosi a Francesc Macià ha parlato di “Lottatore degli ideali, rappresentante dello spirito indomito del movimento”.
Quim Torra, anch’esso expresidente della Generalitat, ha raccomandato la lettura del Dizionario Biografico di Estat Català di Tomàs Callau e Fermì Rubiralta. “Ogni biografia di questo libro è una vita dedicata alla lotta per l’indipendenza della Catalogna”. Per Torra le idee di Estat Català “sono quelle che oggi segue tutto l’indipendentismo”. In questo senso, a suo parere, si tratta di un partito “giovanissimo, contemporaneo, che ha saputo segnare realmente quale sia la soluzione per la Catalogna”.
La presidente dell’Assemblea dei Rappresentanti del Consell per la Repubblica, Ona Curto – esponente della CUP -, ha voluto sottolineare la visione “in chiave Paesi Catalani” di Estat Català, caratteristica che ha finito per essere condivisa da tutto il movimento indipendentista catalano.
Il sindaco di Montblanc e leader di Independentistes d’Esquerres, Josep Andreu, ha ripercorso le affinità storiche tra il 1922 e l’attualità facendo appello “ai giovani del Paese e specialmente alle donne” che ha esortato a diventare “volontari di Estat Català” per poter così “proclamare nuovamente la Repubblica catalana”.
L’ex vicepresidente della Generalitat Josep-Liuis Carod-Rovira ha tenuto il discorso più schietto e ironico dell’evento. Ancor prima di iniziare si è lasciato andare a una considerazione: “se oggi Macià fosse ancora qui, cento anni dopo, sicuramente ci guarderebbe negli occhi e ci direbbe: ‘siamo ancora messi così?’”. Poi ha approfittato per ribadire che “l’unica cosa che possono fare i catalani, per come si comporta la Spagna, è uscirne” e ha assicurato che, per realizzare questo, “bisognerà ricorrere alla disobbedienza civile”. Inoltre l’ex dirigente di ERC ha affermato che “in Spagna non ci sono federali e quando ne hanno mandati, come ora, non hanno federalizzato assolutamente niente”. Come l’ex presidente Quim Torra anche Carod-Rovira ha ricordato la posizione storica di Estat Català contro il pattismo con lo Stato: “ci avvertiva che non era quello il cammino, che era necessario uno Stato proprio per assicurare il futuro della nazione. Avevano capito che lo Stato spagnolo non troverà mai una soluzione per la Catalogna e oggi la maggioranza del Paese sa che non c’è possibilità di patto ma solo di rottura”.
L’incaricata di chiudere il convegno è stata l’attuale presidente del Parlamento catalano e leader di Junts per Catalunya, Laura Borràs, che ha ricordato che il prossimo dicembre si celebrerà il novantesimo anniversario dell’organo che presiede. Borràs ha apprezzato la decisione di dedicare l’evento del centenario ai familiari dei militanti del partito: “Mettere al centro le persone che ci hanno creduto e che lo hanno reso possibile e che ancora mantengono vivo il progetto è umanamente molto emotivo e politicamente significativo”. Per Borràs “i militanti attuali di Estat Català mantengono viva la missione del partito” e ha considerato che se “cento anni dopo quell’anelito continua ad essere più vivo che mai è sicuramente un motivo di celebrazione. Dimostra che l’indipendentismo non è una cosa improvvisata o un’invenzione di quattro politici”.
L’evento è stato chiuso dall’inno catalano Els Segadors a conclusione del quale gli organizzatori hanno chiesto ai famigliari degli attivisti storici di restare in sala per ricevere un riconoscimento.