I Progressisti votano contro l’istituzione del dominio internet per la Sardegna mentre la maggioranza non finanzia gli aiuti all’artigianato artistico.
Un emendamento alla Proposta di Legge numero 284/A a firma dei capigruppo di maggioranza ha proposto l’autorizzazione alla spesa di 1.350.000 euro in tre anni in favore del CRS4 per l’ottenimento, la predisposizione e la gestione del dominio internet .srd per la minoranza linguistica sarda.
Si tratta di un’iniziativa sostenuta storicamente dall’indipendentismo sardo che già nel 1999 dal sito di Su Cuncordu pro s’Indipendèntzia de sa Sardigna lanciava la campagna per dominio di primo livello .srd.
Nel 2005 iRS propose informalmente al governo sardo di attivarsi per l’attivazione del dominio. Lo stesso movimento politico per sensibilizzare l’opinione pubblica adottò per il suo sito il dominio .sr del Suriname.
Inoltre da qualche anno la pagina Facebook “puntu.srd” ha lanciato una petizione su Change.org rivolta all’ICANN e alla RAS che ha raccolto quasi seimila firme ma non ha mai trovato ascolto da parte dell’amministrazione sarda.
Martedì 26 ottobre 2021 il capogruppo dei Progressisti nel parlamento sardo Francesco Agus è intervenuto annunciando il voto contrario all’emendamento che comunque è stato approvato. Leggiamo le sue parole: “Non mi risulta che occorra una ricerca particolare per avere un dominio di primo livello, semplicemente si tratta di protocolli stabiliti a livello mondiale. Tra tanti luoghi dove dislocare le risorse regionali in un momento di crisi forse converrebbe concentrarle anche in termini di ricerca su qualcosa di più costruttivo. Siamo una Regione che ha mille problemi, andiamo domani a chiedere una rivendicazione a livello nazionale e poi parallelamente usiamo un milione e mezzo perché vogliamo avere i domini internet punto Sardegna, forse non è il modo migliore di presentarci anche all’esterno, considerato che i domini internet servono soprattutto per presentarci all’esterno. Non so se lo Stato di New York abbia un dominio internet dedicato di primo livello o se ce l’abbia la California, forse non è questa oggi la priorità dell’Isola“.
Effettivamente per l’attivazione del dominio .srd non occorre una particolare ricerca tecnologica ma sicuramente le procedure di richiesta all’ICANN, l’istituzione mondiale che gestisce i domini internet, vanno sostenute tramite un’entità quanto più istituzionale e autorevole possibile. In Catalogna ad esempio si è inizialmente scelta la strada della candidatura attraverso l’Associazione PuntCat, sottoscritta da da 98 entità e associazioni, più di 2600 imprese e oltre 65mila persone. Successivamente è subentrata una Fondazione iscritta al registro della Generalitat de Catalunya che si è occupata della complessa e costosa gestione pratica del dominio .cat. In questo senso il CRS4 sembra una scelta legittima anche se speriamo che la gestione definitiva del dominio .srd venga affidata, come in Catalogna, a un ente espressione della società e della cultura.
Al benaltrismo degli unionisti di sinistra sulle questioni legate all’identità nazionale sarda siamo abituati da decenni: c’è sempre qualcosa di più urgente che aiuta a dipingere come anacronistico e inopportuno qualsiasi piccolo passo in avanti sul piano della coscienza nazionale e della promozione della lingua e della cultura sarde. D’altronde, come afferma Agus, siamo una Regione con mille problemi e non possiamo permetterci di chiedere aiuti economici a livello nazionale se nel mentre andiamo a sperperare soldi per qualcosa di non costruttivo come il dominio .srd.
Come indipendentisti progressisti il nostro livello nazionale è quello sardo e riteniamo che uno dei mille problemi del nostro popolo sia quello di non riconoscere se stesso come tale, con tutte le implicazioni negative sul piano culturale, linguistico, psicologico ed economico che questo comporta.
Tuttavia rintracciamo un elemento di incongruenza nell’attività e nelle scelte della maggioranza sardoleghista che da un lato finanzia giustamente la creazione del dominio .srd e dall’altro non accetta di stanziare fondi in aiuto al comparto dell’artigianato artistico sardo che, molto più di altri settori, contribuisce a creare e mantenere viva l’identità culturale del nostro popolo e della nostra cultura e che finora, dall’inizio della pandemia, non ha ricevuto alcun tipo di sostegno. Ci chiediamo, in assenza di supporto economico, in quali condizioni gli artigiani artistici sardi arriveranno – se ci arriveranno – a poter usufruire della spinta del dominio .srd.
Notoriamente infatti un dominio di primo livello permette di rendere più forte la presenza in rete dei popoli e delle comunità linguistiche ma inoltre aumenta il valore delle loro produzioni, in particolar modo quelle artistiche e culturali che sono più legate al territorio e alla sua storia. Lo sanno bene i popoli delle nazioni senza Stato di tutto il mondo come i gallesi (.cymru), i bretoni (.bzh), i baschi (.eus), i galiziani (.gal) e i còrsi (.corsica). Lo sanno benissimo i catalani che per primi hanno approfittato della possibilità di avere un dominio proprio e che a causa dell’indiscutibile utilità culturale ed economica del dominio .cat hanno incontrato sulla loro strada tentativi di opposizione da parte di organi dello Stato spagnolo.
La fondazione catalana che si occupa della gestione del dominio è stata insignita di vari prestigiosi riconoscimenti le cui motivazioni sgombrano il campo da qualsiasi benaltrismo: nel 2010 il Premio d’Onore Lluis Carulla che viene concesso a persone o entità che hanno aiutato a rafforzare la coscienza della comunità nazionale e il sentimento di appartenenza alla cultura dei paesi di lingua catalana; nel 2018 uno dei massimi riconoscimenti assegnati dalla Generalitat de Catalunya, la Croce di San Giorgio, a coloro i quali si sono distinti nella promozione e nella cura dell’identità catalana; nello stesso anno la Fondazione riceve una menzione speciale del premio Pompeu Fabra per la promozione della lingua catalana in rete; nel 2019 il festival delle tecnologie dell’informazione Festibity assegna una menzione d’onore al dominio .cat per l’aiuto alla promozione del commercio, della divulgazione della rete, della tecnologia come forma di crescita, del pluralismo e della partecipazione nonché per essere uno strumento per aiutare la lingua e la cultura.
Non si capisce in quale modo il dominio .srd potrebbe danneggiare la nostra immagine nel mondo così come paventato dal capogruppo Agus. Per la Sardegna si tratterà di dominio dedicato alle comunità, una promozione di primo livello per far sì che la nostra cultura e la nostra lingua non vengano perse del tutto. Un problema che la California e lo Stato di New York non hanno e, nonostante siano entità statuali nate sullo sterminio di massa di popolazioni, lingue e culture autoctone, godono del dominio di secondo livello in quanto appartenenti agli USA.
Gli indipendentisti progressisti del coordinamento Torra! auspicano immediati provvedimenti da parte della maggioranza di governo per sostenere l’artigianato artistico e allo stesso tempo salutano l’inizio dell’iniziativa per l’attivazione del dominio .srd come volano della nostra identità, della nostra cultura, della nostra lingua e della nostra economia.