Portavoce di Corsica Libera, lo storico movimento indipendentista còrso che, assieme agli autonomisti, ha dato vita al primo storico governo nazionale còrso dal 2015 al 2021. Attualmente il movimento si ritrova all’opposizione a causa della scelta del presidente Simeoni di correre in solitaria alle elezioni non rispettando il patto decennale con gli indipendentisti.
Qual è il ruolo di Corsica Libera in questo momento nel panorama istituzionale còrso alla luce della vicenda di Yvan Colonna, dei prossimi negoziati tra Corsica e Stato francese sull’autonomia e dei rapporti con i vostri ex alleati di governo autonomisti?
Noi pensiamo che sia giusto rimanere fedeli agli impegni che abbiamo preso davanti ai corsi in tutti i campi. Le ultime grandi mobilitazioni ci insegnano che il solo ruolo istituzionale non può bastare, è importantissimo ma in una situazione di dominazione coloniale come la nostra dobbiamo ricordare che la democrazia in stile francese è sempre un’illusione: si vota, si scelgono i rappresentanti ma non si possono superare le linee rosse, come dice il ministro dell’interno Darmanin.
Quindi dobbiamo continuare a lavorare a livello elettorale e nelle istituzioni ma dobbiamo dedicarci anche alla costruzione di un rapporto di forza tramite la mobilitazione popolare per superare queste famose linee rosse.
Noi siamo in tutti i terreni di lotta con la stessa idea: nelle piazze, nella mobilitazione, nell’Assemblea di Corsica in cui abbiamo la nostra rappresentante Josepha Giacometti e anche a Parigi, il nostro discorso non cambia.
La Francia ha parlato di un processo di rilevanza storica. Questo per noi ha un senso: o si tratta di un fatto storico che prevede una reale devoluzione di potere legislativo, l’ufficialità della lingua, della cittadinanza corsa per l’accesso alla terra e al lavoro, della liberazione dei prigionieri politici nell’ottica della soluzione di un conflitto politico. In caso contrario si stratta di altro rispetto a una fase di rilevanza storica e cioè di una decentralizzazione a uso francese alla quale non siamo interessati.
Secondo noi le prossime settimane e i prossimi mesi devono essere ispirati a queste idee: mobilitazione politica e lavoro istituzionale per non perdere le conquiste che abbiamo ottenuto quando eravamo al governo. Per esempio sui trasporti marittimi, come su tanti altri temi, c’è stato un arretramento da parte della giunta Simeoni e questo noi non possiamo accettarlo.
C’è il rischio che questa classe politica autonomista al governo possa capitalizzare tutto il lavoro fatto dagli indipendentisti nella storia o il popolo si renderà conto che la Francia sta giocando un ruolo ambiguo?
La strada che hanno che hanno intrapreso gli autonomisti può rivelarsi positiva a livello elettorale in un primo momento. Mentre noi siamo sicuri che sul lungo periodo sarà la posizione coerente e indipendentista che riuscirà a crescere perché essenzialmente la Francia non è pronta ad accettare la libertà e la sovranità del popolo corso. Possono verificarsi delle conquiste graduali grazie alla lotta ma la prospettiva è sempre quella della sovranità totale, perché non c’è sovranità e non c’è libertà all’interno dei confini dello Stato francese o degli altri tanti stati-nazione che conosciamo bene.
Dunque nell’immediato e a livello elettorale la posizione autonomista può apparire più seducente agli occhi di una parte dell’elettorato ma la nostra coerenza, la nostra fedeltà all’idea e la nostra fermezza sul percorso indipendentista pagherà nel futuro.