Le forze politiche facenti parte del processo di dialogo Est Ora, il movimento iRS, il partito ProgReS e il coordinamento Torra, aderiscono alle iniziative del 2 giugno sul tema delle basi e delle esercitazioni militari e illustrano la loro posizione attraverso le parole di Bettina Pitzurra, storica attivista indipendentista.
Abbiamo visto, filmato e registrato le nobili imprese dei portatori corazzati di pace e democrazia a casa nostra. Ma noi non abbiamo assistito alle più grandi esercitazioni militari in Sardegna, noi le abbiamo subite. E chi è il responsabile in primis di questa violenza e di questo mercato delle armi che macella la nostra terra, la nostra economia, le nostre genti per portare ed esportare morte?
Tenete presente che chi decide per i sardi è l’Italia: tutte le strutture militari in Italia sono proprietà dello Stato che le affitta al Ministero della Difesa.
In base agli accordi internazionali questi beni sono messi a disposizione degli Stati membri della NATO e non solo, ovviamente pagando. Noi siamo il centro di questo supermercato di morte, siamo quello spazio di prove che all’Italia serve dal dopoguerra di una guerra persa ad oggi.
Ma l’ha deciso l’Italia questo negozio, non la NATO. L’attuale Ministro della Difesa italiana Guido Crosetto, nel 2014 presidente della Federazione Aziende italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD) e in contemporanea Senior Advisor di Leonardo-Finmeccanica, fino alla presidenza di Orizzonte Sistemi Navali, sostiene in un’intervista all’Unità che “in Africa, in Asia, in America Latina, nel Mezzogiorno, in montagna, nei campi, perfino nelle grandi città, milioni di ragazzi attendono d’essere fatti uguali”. È questo il lavoro per il governo italiano?
Non attendeva d’essere fatto uguale al vostro silenzio un ragazzo sardo di nome Valery Melis, morto per gli effetti collaterali delle vostre “guerre giuste” e alla cui famiglia state chiedendo indietro il risarcimento 15 anni dopo la tragedia del suo servizio militare. Non attendono d’essere fatti uguali i 169 nomi di morti depositati alla Procura di Lanusei, vittime della Sindrome di Quirra.
Il silenzio vostro è uguale a quello di chi a distanza di due anni dal quel processo non ha ancora scritto la sentenza di assoluzione per gli otto ex generali coinvolti; non c’è pubblicazione, non c’è ufficialità, non c’è conoscenza: è troppo pesante la verità. Lo sanno bene anche le famiglie dell’equipaggio scomparso dell’elicottero Volpe abbattuto a Feraxi.
Ferme restando le legittime e da noi condivise manifestazioni periodiche contro l’occupazione militare della Sardegna, ultimamente abbiamo fatto una proposta pragmatica votata all’unanimità in Regione affinché venga commissionato uno studio internazionale e indipendente sulle basi militari nell’Isola, che quantifichi costi, mancato sviluppo, danni e ricavi per lo Stato.
Sull’esperienza pregressa dell’ex sindaco di La Maddalena Pasqualino Serra – che da uno studio del 1996 riuscì a quantificare la perdita di 45 miliardi di lire in 25 anni di presenza militare americana nell’arcipelago – crediamo possa essere quantificata la realtà anche nel resto dell’isola.
Spingendo la visione politica in avanti, con quello che ci dovrebbe restituire in termini economici lo Stato italiano, e crediamo molto, una Regione attenta potrebbe salvare le 9 mila aziende sarde oggi all’asta, ricomponendo il nostro patrimonio che oggi viene rubato dalle multinazionali, da sciacalli da quattro soldi o da riciclatori di danaro sporco.
I sardo-leghisti per ora puliscono i cessi ai generali in trasferta e stanziano 5 milioni di euro, soldi nostri, ai Comuni sardi coinvolti dalle basi militari, i quali rifaranno per l’ennesima volta i marciapiedi, le rotonde, le manutenzioni ordinarie, gli efficientamenti energetici nelle scuole e centri disabili e anziani, mentre intorno tutto muore e non nasce più nessuno.
Sono fondi vincolati alla spirale di infelicità dalla quale vogliamo uscire, le briciole da miserabili ai miseri che amministrano l’olio esausto, ed è all’Italia che permettiamo di continuare a decidere per noi. Il Ministro Crosetto della Difesa e dei ragazzi fatti uguali, alla fine della sua intervista dice di ispirarsi a Don Milani, ed è il minimo visto il peso che ha nella coscienza ma è decisamente migliore il suo finale quando scrive “capisco e rispetto la posizione di un pacifismo totale, intransigente e che rifiuta la guerra combattuta con ogni mezzo e per qualsiasi fine”.
Ecco parla della gente come noi che desidera rendersi indipendente dalla cultura del dominio, distruzione, morte che l’economia italiana ci ha portato a casa. Noi non possiamo collocarci sui crinali della guerra, la ripudiamo perché questa volgarità non ci appartiene e mai ci coinvolgerà; perché questo cuore del Mediterraneo viaggia verso altri destini e farà altre scelte.
Bettina Pitzurra
iRS, ProgReS, Torra