La questione eolica vista da Renato Soru

Helis pubblica un intervento di Renato Soru, leader del partito autonomista Progetto Sardegna, sulla situazione dello sfruttamento delle risorse naturali sarde per la produzione di energia elettrica.

Non ci dormiamo la notte

di Renato Soru

Sono trascorsi oltre cento giorni dall’insediamento della Giunta Regionale e l’avvio dell’attività di governo della Presidente Todde. Troppo presto per esprimere un giudizio compiuto e tuttavia un periodo sufficiente per una prima valutazione sull’effettiva capacità e volontà di cambiamento del nuovo governo regionale. Questo primo lasso di tempo dovrebbe suonare come un forte campanello d’allarme per l’attuale maggioranza ed incoraggiarla a correre velocemente al riparo, per loro stessi e per l’interesse dell’intera comunità regionale.

La questione dell’eolico

Tra le diverse questioni aperte l’assalto dell’energie rinnovabili e l’imposizione violenta di una nuova servitù appare certamente la più grave ed urgente. Non foss’altro perché le decisioni -o le indecisioni- di oggi avranno conseguenze irreversibili per il futuro della Sardegna, per il nostro paesaggio, il nostro patrimonio culturale, le diverse aspirazioni di sviluppo dei nostri territori, il privilegio di vivere nella bellezza della natura.

Se c’è una battaglia che deve essere combattuta con forza, in tutti i modi, contro delle leggi affrettate e palesemente ingiuste, direi persecutorie nei confronti della nostra Comunità, è certamente questa.

Una battaglia da portare avanti insieme: senza protagonismi personali e chiusura al confronto, senza disconoscimenti, tutti uniti -per una volta- , mossi unicamente dalla volontà di difendere il nostro patrimonio comune, per noi e per chi verrà dopo di noi.

LIMITE DELLE PROPOSTE IN CAMPO:

Oggi le diverse posizioni in campo mi sembra possano essere tra chi dice:

• è sufficiente la Legge Regionale recentemente approvata (Todde e la sua maggioranza);

• sarebbe sufficiente una nuova legge sul paesaggio -PPR (Comitato per l’insularità);

• sarebbe sufficiente una nuova legge urbanistica (Pili e l’US);

• paesaggio e urbanistica sono importanti ma da soli non bastano (Progetto Sardegna).

La recente Legge Regionale è del tutto inutile. Con essa la Giunta Regionale prova a ripetere la stessa strada già bocciata dalla Corte Costituzionale per quanto riguarda il Friuli e le Marche. È rimasta sorda ai contributi di alcuni comitati e di Progetto Sardegna che li ha anche proposti (inutilmente) all’attenzione dei partiti di maggioranza, sotto forma di emendamenti al testo di legge. È stato già detto, una legge ai soli fini della comunicazione, utile solo a dire che si affrontava il problema, ma condannata all’impugnazione da parte del Governo ed all’annullamento da parte della Corte Costituzionale.

Il Comitato per l’insularità invoca la veloce approvazione del PPR delle zone interne ed attraverso di esso sottoporre a vincolo gran parte delle aree della Sardegna.

La proposta si basa sul fatto che la nostra Regione, ai sensi della Norma di Attuazione dello Statuto e come sempre riconosciuto dalle numerose sentenze della Corte Costituzionale a partire dalla n. 51 del 2006, ha competenza primaria in materia di Paesaggio, valore fondamentale tutelato dall’art.9 della Costituzione.

Il ragionamento non tiene conto del fatto che l’art. 9 della Costituzione tutela il paesaggio ma anche l’ambiente nell’interesse delle future generazioni e che la direttiva europea così come recepita dal Governo Draghi stabilisce che debba essere data priorità all’aspetto ambientale, ovvero al contrasto ai cambiamenti climatici.

Si tratta quindi della necessità di bilanciare due principi fondamentali della nostra Costituzione, diversi ed oggi anche contrastanti tra di loro. Le Direttive Europee e l’affrettata applicazione italiana stabiliscono che debba essere data priorità alla tutela ambientale e quindi debba essere favorita la massima diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili. L’applicazione di questo principio vale anche per gli interventi nella nostra regione per un motivo molto semplice: il Decreto Draghi, come confermato da diverse sentenze dellaCorte Costituzionale, costituisce una “importante riforma di interesse economico generale” e come tale supera la previsione di competenza primaria stabilita dal nostro Statuto, aggiornato con la Norma di Attuazione (DPR 480/1975)

Infatti va ricordato quanto in molti dimenticano o fanno finta di dimenticare. Il nostro Statuto all’art 3 recita: che la competenza primaria della nostra Regione non è senza limiti, ma va esercitata “in armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e col rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali, nonché delle norme fondamentali delle riforme economico sociali della Repubblica”

In sintesi la nostra sola competenza primaria in materia di paesaggio, è limitata dalle previsioni del Decreto Draghi, in quanto norma fondamentale di riforma economico sociale della Repubblica. In conseguenza di ciò il Governo può legittimamente ricorrere alla Corte Costituzionale che giudicherà privilegiando la massima diffusione della FER.

Mauro Pili e l’editore dell’Unione Sarda attraverso una massiccia campagna stampa mediatica, avanza una proposta che ora definisce come “la legge di Pratobello”. Essi diffondono una proposta altrettanto semplicistica e insufficiente: basterebbe una nuova legge urbanistica e, in base alla nostra competenza primaria, saremmo in grado di bloccare l’invasione indiscriminata degli impianti.

A supporto di questa loro affermazione, essi aggiungono una premessa falsa: è necessario ricorrere alla nostra competenza primaria in materia urbanistica perché quella in materia paesaggistica l’abbiamo persa a causa “dell’allora Presidente Renato Soru che sostituendo il verbo potrà con il verbo dovrà, si è obbligato alla copianificazione del PPR con lo Stato che mai ci permetterà di usare le nostre competenze paesaggistiche per bloccare l’assalto che invece ci sta imponendo (nella loro lotta in difesa del paesaggio e dell’Autonomia della Sardegna, non potevano tralasciare di accusare me). Ricostruzione falsa e frutto, se non di malafede, certamente di una conoscenza superficiale della materia. Basterebbe leggere con più attenzione la sentenza della Corte Costituzionale 257/2021 che essi stessi citano.

Questa proposta è inefficace per almeno due motivi molto chiari:

– La competenza in materia urbanistica e quella in materia paesaggistica sono profondamente legate. Quest’ultima competenza nasce con la citata Norma di Attuazione del 1975 che specifica come essa derivi proprio dalla competenza originaria in materia urbanistica. Pertanto i limiti imposti alla competenza paesaggistica valgono allo stesso modo per la competenza urbanistica;

– Anche a non voler tener conto di quanto sopra, è pacifico che una nuova Legge Urbanistica che limiti la diffusione degli impianti FER verrà legittimamente impugnata dal Governo ed annullata dalla Corte Costituzionale in applicazione del già citato limite previsto dall’art.3 del nostro Statuto (le competenze devono essere esercitate “in armonia con la Costituzione ……. nonché delle norme fondamentali delle riforme economico sociali della Repubblica” e dunque -purtroppo- anche del decreto draghi).

Noi di Progetto Sardegna riteniamo che paesaggio e urbanistica siano valori e competenze importanti, ma da soli non basteranno a bloccare il disastro.

Occorre una nuova proposta, unitaria, coraggiosa e articolata che segni un vero cambiamento e che non passi inosservata da parte dello Stato e di tutte le parti interessate. Una proposta forte, coraggiosa, che abbia un tale impatto deflagrante da costringere chi non vuole sentire e prendere atto della protesta giusta e crescente della Comunità sarda. Una proposta forte e argomentata al cospetto dello Stato centrale e dei diversi Tribunali che saranno chiamati a dirimere questa vertenza.

UNA VIA SARDA PER LE RINNOVABILI

Una proposta in più punti:

1. approvare immediatamente una Delibera di Giunta ai sensi dell’art 8 della Legge Urbanistica Regionale (n. 45/1989) che imponga il blocco temporaneo (90 giorni) per ogni attività di costruzione dei mega impianti di produzione di energia da fonti rinnovabile. Compresi i nuovi impianti ma anche gli impianti in corso di realizzazione ma per i quali “non sia già stata una trasformazione irreversibile dei luoghi”. Si tratta di un provvedimento già efficacemente preso nell’agosto del 2004 per il blocco temporaneo delle costruzioni nella fascia costiera, nelle more dell’approvazione della legge che ha dato l’avvio alla predisposizione del PPR.

Diversamente da quanto è stato recentemente riferito ai Comitati, tale provvedimento di blocco temporaneo, pienamente legittimo, non ha avuto nessuna contestazione e non ha generato nessuna richiesta di danni all’Amministrazione;

2. accelerare l’approvazione del PPR delle zone interne.

A suo tempo la seconda parte del PPR (il Piano delle aree interne), era di fatto già pronto. Non venne portato all’approvazione per le divergenze maturate nella maggioranza di centrosinistra e che portarono alle mie dimissioni anticipate di alcuni mesi.

Si formi un gruppo di lavoro che con un impegno straordinario porti alla sua approvazione entro fine settembre, in modo che si ponga fine a questo vuoto legislativo di cui si è approfittato nelle autorizzazioni già concesse e nelle aspettative delle imprese interessate.

3. approvare immediatamente il PEARS aggiornando il Piano approvato dalla Giunta Pigliaru e utilizzando il terzo monitoraggio già predisposto, dal gruppo di lavoro interno e dai consulenti esterni, fin dal marzo 2023. Le condizioni di contesto ed il fabbisogno della nostra isola non sono nel frattempo cambiate e l’approvazione dovrebbe essere questione di settimane e non di mesi. Approvare il piano significherebbe fornire in maniera trasparente dati certi all’intera comunità regionale e, soprattutto, permetterebbe di portare avanti con maggiori strumenti ed efficacia il necessario confronto con lo Stato.

4. Una nuova Legge Regionale, o la modifica di quella recentemente approvata, che sia in grado di spiegare le nostre ragioni al Governo Nazionale affinché riveda le proprie posizioni. E, qualora il Governo Meloni non intenda negoziare, fornisca i presupposti giuridici affinché la Corte Costituzionale riveda gli orientamenti finora espressi tenendo nel dovuto la necessità di un bilanciamento più giusto e equilibrato dei diversi principi costituzionali e delle diverse necessità di tutela, anche in virtù di una più attenta e condivisa applicazione delle direttive europee in materia.

La Legge Regionale dovrà contenere, almeno i seguenti punti:

a. una riserva per pubblica utilità, ai sensi dell’art. 43 della Costituzione, di una quota di 3 GWp, da sottrarre all’impresa privata ma e mettere a disposizione delle auspicate iniziative di comunità energetiche locali o territoriali, oltre che all’iniziativa d un’Agenzia Sarda per l’energia rinnovabile che miri al soddisfacimento delle necessità dell’intera Pubblica Amministrazione regionale e locale.

b. Una norma di imposizione fiscale di scopo, le cui risorse andranno destinate alla tutela paesaggistica e ambientale. Occorre anche riflettere sulla natura di Bene Comune del sole e del vento e di come il loro utilizzo per la produzione di energia, specie in un’isola e quindi con tutti i limiti evidenti all’esportazione dell’energia prodotta, debba essere considerato una risorsa scarsa e come tale le quote di utilizzo a messe a gara e compensate economicamente. (Né più e né meno di quanto si è fatto anche recentemente per la concessione delle frequenze 5G) ;

c. il testo di una proposta di nuova Norma di Attuazione dello Statuto che regoli la suddivisione delle competenze in materia di produzione e distribuzione di energia da fonti rinnovabili, che la Giunta dovrà portare immediatamente al centro del confronto con lo Stato per la sua approvazione. Tra le altre cose, essa dovrà prevedere la competenza della Regione a:

i. stabilire di concerto col Governo la quota di produzione da FER da assegnare alla Sardegna in virtù dei propri fabbisogni e della condivisione degli obblighi Europei;

ii. decidere autonomamente la localizzazione degli impianti;

iii. provvedere al rilascio delle autorizzazioni o concessioni.

d. Alcune norme stralcio della auspicata nuova Legge Urbanistica Regionale che regolino i diversi aspetti della realizzazione degli quali l’uso dei suoli, distanze, modalità costruttive, garanzie di ripristino etc.

La Presidente Todde ha recentemente affermato che “non ci dorme la notte”, immagino davanti alle responsabilità che ha avuto nel recente passato nel suo ruolo prima di sottosegretario e poi di vice-ministro del Ministero dello Sviluppo economico e per di più con precisa delega in materia energetica. “Non ci dorme la notte”, immagino davanti alle immagini dei Comitati che manifestano sotto il sole del porto di Oristano e non possono fare altro che assistere impotenti al transito di nuove pale gigantesche che vanno ad essere installate in mega impianti vecchi e nuovi. Immagini che, più di tante parole, chiariscono che la Legge Regionale recentemente approvata non blocca assolutamente nulla, contraddicendo le affermazioni precedentemente fatte dalla stessa Presidente.

Vorrei dirLe che non è sola, l’intera comunità sarda non ci dorme la notte, al pensiero che ancora oggi possa essere perpetrato un nuovo abuso, un nuovo asservimento coloniale, un nuovo episodio nella storia dell’economia estrattiva che ha caratterizzato la nostra isola.

Possiamo continuare sterilmente ad accusarci l’uno con l’altro/a, a diffondere ricostruzioni inventate utili solo a confondere le idee, a dimenticarci delle nostre precedenti responsabilità o persino a negare l’evidenza. Tuttavia, nell’interesse della Sardegna, credo sia arrivata l’ora invece di iniziare ad ascoltarci senza pregiudizi, trovare il buono e il giusto negli argomenti di ciascuno di noi, trovare finalmente una posizione comune, solida, argomentata con cui portare avanti e tutti insieme vincere questa fondamentale battaglia.

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