Gentile/Egregio Onorevole,
nel mese di aprile abbiamo lanciato un appello pubblico per sensibilizzare l’opinione pubblica sarda sulla necessità di un intervento correttivo della legge per l’elezione del Consiglio regionale.
Infatti, come è noto, la Legge statutaria 1/2013, prevede una soglia di sbarramento del cinque per cento per i singoli gruppi di liste non coalizzati, e per altro verso preclude la possibilità di accedere alla ripartizione dei seggi ai gruppi di liste uniti in una coalizione se questa non raggiunga almeno il dieci per cento dei voti.
L’impatto eccessivamente penalizzante di questa disciplina per le realtà politiche minori è apparso evidente fin dalla prima applicazione, incidendo pesantemente sulla stessa rappresentatività del Consiglio regionale, già menomata dalla concomitante, e certo non casuale, impennata dell’astensionismo elettorale fattasi registrare a partire dalle elezioni regionali del 2014, che hanno determinato l’esclusione dal Consiglio, per mancato superamento delle soglie di liste e di coalizione, di forze politiche che avevano complessivamente ottenuto per i candidato presidente ben il 17,87 per cento dei voti validi (131.928).
In occasione delle elezioni del 2019, le forze politiche escluse dal “diritto di tribuna”, presentatesi in gruppi di liste non coalizzati, stante il forte disincentivo alla formazione di coalizioni, costituite solamente nel contesto dei due principali schieramenti di centro destra e centro sinistra italiani, hanno ottenuto nel complesso l’8,08 per cento dei voti al presidente (61.635), essendo altamente probabile che la drastica riduzione delle “scelte utili” determinata dall’impatto delle elevate soglie di sbarramento abbia spinto molti potenziali elettori di formazioni politiche minori, comprese talune che non si sono neppure presentate alle elezioni, a optare per l’astensione dal voto (nelle elezioni del 2014 l’astensionismo è stato del 47,66 per cento; in quelle del 2019, è risultato pari al 46,20 per cento; mentre alle elezioni regionali del 2009, ante riforma, si astennero dal voto “solo” il 32,43 per cento degli elettori).
L’appello è stato sottoscritto con convinzione e trasversalmente da numerosi partiti politici, associazioni sindacali e culturali, sindaci e amministratori locali, da donne e uomini del mondo accademico e della cultura.
Nello specifico, la soluzione che si propone è quella che darebbe corpo alla seguente disciplina: previsione della soglia d’accesso del 3 per cento per le singole liste, salvo che facciano parte di una colazione che abbia complessivamente ottenuto almeno il 5 per cento dei voti validi.
Nel frattempo, abbiamo intrapreso interlocuzioni con tutti i gruppi rappresentati nella assemblea sarda al fine di invitarli a sostenere la nostra iniziativa.Alcuni consiglieri regionali hanno così deciso di sottoscrivere l’appello e di presentare il nostro disegno di legge di modifica della legge statutaria in tema di soglie di sbarramento, assegnata alla I Commissione permanente lo scorso 20 giugno.
A questo punto è necessario dare avvio all’iter legislativo che porti alla discussione in aula del disegno di legge e alla sua votazione.
Vista l’imminenza delle prossime elezioni regionali (febbraio 2024) i tempi sono ridotti ma sufficienti per l’eventuale approvazione e la successiva promulgazione.
Le ricordiamo infatti che la legge in questione è stata promulgata nel novembre del 2013, qualche mese prima quindi delle elezioni del febbraio 2014.
La invitiamo, pertanto, ad attivarsi nel senso da noi suggerito, non essendo più possibile difendere convenienze particolari in presenza di una crisi di sistema che, nel contesto di una democrazia regionale la cui autorevolezza è fortemente minata, rischia di rendere definitivo il distacco tra le istituzioni regionali e il popolo sardo. Tale situazione, oltre tutto, rende estremamente difficile, per chiunque, governare ad onta di qualsiasi premio di maggioranza, non solo perché il malcontento della popolazione che non trova voce in Consiglio si riverserà sempre di più al di fuori di esso, ma anche perché la coazione delle forze politiche a formare alleanze e aggregazioni prive di una reale coesione politico-programmatica, e dal sapore meramente elettoralistico, determina contraddizioni che paralizzano il lavoro del Consiglio e della Giunta, come si è visto anche nella presente legislatura.
La nostra non è una proposta di parte volta ad agevolare alcune forze politiche, ma rappresenta una iniziativa dal carattere democratico a beneficio delle istituzioni autonomiste. Siamo infatti convinti che solo una rappresentatività assembleare, la più ampia possibile, possa consentire di affrontare i grandi temi che incombono sulla nostra terra (sanità, trasporti, energia, istruzione, lavoro, fiscalità, servitù militari) e che sia finito il tempo in cui classe politica possa arroccarsi dentro il palazzo, ignorando le centinaia di migliaia di cittadini sardi che rimangono privi di rappresentanza, perché il loro voto viene cestinato o perché costretti all’astensione.
Questo è il nostro ultimo appello che, pur nel rispetto della libertà del suo mandato e del suo agire politico, le rivolgiamo affinché prenda una posizione davanti agli elettori sardi sulla nostra modesta e parzialissima proposta di riforma. Il vasto consenso che abbiamo raccolto nella società sarda sarà indirizzato per sensibilizzare il Popolo sardo, durante la prossima campagna elettorale, a negare il voto in favore di chi ha contribuito ad allontanare la Sardegna dai sistemi democratici e dai principi dell’Autonomia.
Adriano Sollai
Portavoce dell’assemblea dei promotori e sottoscrittori per la riforma della legge elettorale della Sardegna