Un forte segnale politico in Nuova Caledonia dopo la caduta del governo unionista a causa delle dimissioni in blocco delle forze indipendentiste. Gli indipendentisti ottengono il 53,7% dei consensi.
Nelle elezioni del 17 febbraio 2021 gli indipendentisti hanno ottenuto la maggioranza per il governo collegiale della Nuova Caledonia. Su 11componenti 6 sono indipendentisti: 3 per Union Calédonienne-FLNKS, grazie all’alleanza con il partito centrista Éveil Océanien, 3 per l’Union Nationale pour l’Indépendance-FLNKS.
L’Assemblea è composta da 54 eletti. Nel campo indipendentista l’UC-FLNKS-EO ottiene 16 eletti, l’UNI-FLNKS ne ottiene 12, il Parti Travailliste 1 seggio. Nel campo unionista la lista Avenir en Confiance del presidente uscente Thierry Santa ha ottenuto 18 eletti mentre Calédonie Ensemble, partito di centro-destra, ne ottiene solamente 6. A questi si aggiunge l’eletto unionista indipendente Nicolas Metzdorf, sindaco di La Foa.
Dall’Accordo di Nouméa del 1998 ad oggi i 16 governi caledoni che si sono succeduti sono stati sempre presieduti da esponenti unionisti. Il governo caledone non gestisce l’esercito, la polizia, la giustizia, la moneta e le relazioni estere, poteri che restano sotto il controllo dello Stato francese.
Ora gli 11 membri del governo collegiale, convocati dall’Alto Commissario della Repubblica, devono eleggere un Presidente e un Vice-Presidente. La carica di Presidente dovrà essere scelta tra una delle due liste indipendentiste. L’accordo non è semplice perché entrambe le liste hanno presentato il proprio candidato.
Secondo gli accordi di Nouméa, che regolano la progressiva decolonizzazione della Nuova Caledonia, si dovrà celebrare nei prossimi anni un terzo e ultimo referendum sull’indipendenza.
Il partito unionista Avenir en Confiance ha definito le elezioni come una “negazione della democrazia” e ha descritto gli Accordi di Nouméa come “una palla al piede dei lealisti affinché siano superati dall’indipendentismo”.
Il ministro francese dell’Oltremare, Sébastien Lecornu ha dichiarato che “lo Stato rimane determinato a dialogare, qualsiasi sia la composizione politica del governo caledoniano. La formazione del governo sarà l’occasione per riprendere in modo più profondo il dialogo sul futuro istituzionale della Nuova Caledonia. Il lavoro sulle conseguenze del sì e del no all’indipendenza in occasione di un eventuale terzo referendum sarà iniziato prossimamente con l’insieme degli attori politici caledoni”.
La vittoria elettorale e i nuovi equilibri istituzionali caledoni sembrano il frutto della grande mobilitazione degli indipendentisti sul territorio e della loro determinazione in battaglie economiche e di difesa del territorio dal forte impatto simbolico come il rifiuto della concessione di una grande cava di nichel – principale risorsa economica dell’arcipelago di cui è la seconda riserva mondiale – ad un consorzio internazionale sostenuto da Parigi e dal governo unionista caledone. Qualsiasi sarà il risultato del prossimo referendum sull’indipendenza sembra scontato che i nuovi equilibri politici porteranno alla nazionalizzazione del nichel, alla sua gestione democratica a vantaggio dello sviluppo economico e culturale del territorio.
Secondo il canale radiofonico France Culture “Nel secondo referendum sull’indipendenza del 4 ottobre 2020 il No ha vinto con il 53,3% ma trent’anni dopo gli Accordi di Nouméa l’indipendenza è ineluttabile, gli eventi sembrano accelerare”.