Lo Stato italiano ha emanato un Decreto per la selezione delle aree idonee alla costruzione di centrali elettriche rinnovabili, ma il provvedimento non risolve i problemi legati alla gestione autonoma delle risorse energetiche dell’isola e alla tutela del territorio. Comitati locali e movimento indipendentista propongono da anni soluzioni pragmatiche e orientate alla sostenibilità, ad oggi più urgenti che mai. Ne parliamo con Nicola Meloni Marongiu in un articolo pubblicato da Sardegna Che Cambia in collaborazione con Helis.
Dopo anni di colpevole latitanza, lo Stato italiano ha emanato un decreto che stabilisce i criteri per la scelta delle “aree idonee” per la costruzione di centrali elettriche rinnovabili. Tuttavia, questo atto non risolve i problemi legati alla predazione del territorio sardo e alla negazione della sovranità delle istituzioni locali: anche le decisioni della Regione Autonoma della Sardegna dovranno comunque essere approvate dal Ministero italiano, persino nel caso di coinvolgimento di beni culturali.
Da anni i comitati locali e il movimento indipendentista basano le loro proposte sul tema della sostenibilità energetica su criteri di sostenibilità e pragmatica ecologia, distinti dall’ambientalismo di maniera. La transizione ecologica deve rispondere agli interessi delle comunità e alle necessità dei popoli, ma l’accordo tra RAS e Stato non affronta il nocciolo della disputa: mancano limiti massimi di produzione energetica e regolamentazioni per gli impianti in via di autorizzazione. Da oltre vent’anni non mancano invece le proposte locali per un Piano Sardo dell’Energia che scongiuri l’assalto al territorio e garantisca la comproprietà pubblica degli impianti.
FONTI RINNOVABILI: UNA SCOMMESSA PER LA SOSTENIBILITÀ
Tenendo in considerazione il fatto che le risorse disponibili in Sardegna non sono i combustibili fossili – pessimo carbone e pochissimo gas naturale –, scommettere su fonti rinnovabili non è una scelta da ecologisti idealisti, ma è una questione di pragmatismo. Il metodo per garantire l’economicità del sistema energetico sarebbe quello di ottimizzarne l’efficienza: minore sarà l’energia di cui necessiteremo e più sarà possibile produrla con le nostre risorse e a costi ragionevoli, senza dimenticare l’importanza dell’interconnessione con altre nazioni e lo scambio dei surplus.
La Sardegna, con il suo ricco patrimonio naturale e paesaggistico, si trova di fronte a una sfida cruciale: la transizione verso un sistema energetico orientato alla sostenibilità. Le istituzioni locali, in particolare la RAS, dovrebbero assumere un ruolo attivo per guidare questa trasformazione. Tuttavia sembra che non abbiano un’idea precisa per il nostro futuro energetico e agiscano in modo disorganico sovrapponendo decisioni estemporanee che vanno in tutte le direzioni: potenziare le rinnovabili, implementare la distribuzione del gas, preservare le centrali a carbone, premiare l’efficienza energetica e difendere attività energivore. Sarebbe opportuno invece definire obiettivi a medio-lungo termine ed individuare azioni utili a raggiungerli, partendo dallo stato di fatto e dalle risorse presenti sul nostro territorio nazionale.
Le centrali fossili necessarie dovrebbero essere riconvertite con una produzione a maggioranza rinnovabile
RICONVERSIONE DELLE CENTRALI FOSSILI
Tra le proposte storiche dell’indipendentismo e dei comitati ci sono quelle volte a far assumere un ruolo guida alle istituzioni locali: queste dovrebbero impegnarsi a promuovere e monitorare l’efficientamento energetico degli edifici, adottando standard tecnici specifici per la realtà sarda anziché applicare quelli pensati per altri territori, perché concentrarsi sulle esigenze locali garantirà risultati più efficaci; inoltre, bandi e finanziamenti dovrebbero favorire l’installazione di impianti solari da parte delle famiglie meno abbienti e degli edifici pubblici, oltre a sostenere la creazione di comunità energetiche territoriali, con impianti rinnovabili e azionariato popolare.
Tra le altre proposte in campo verso la sostenibilità, ci sono quelle riguardanti la riconversione delle centrali fossili: uno studio approfondito sulla necessità delle centrali fossili è essenziale, le centrali necessarie dovrebbero essere riconvertite con una produzione a maggioranza rinnovabile; sull’infrastrutturazione sono ritenuti necessari ulteriori investimenti nella revisione della rete elettrica per gestire gli impianti esistenti e accogliere eventuali nuove fonti rinnovabili ripensando anche all’ottimizzazione delle centrali idroelettriche per accumulare i surplus di energia prodotti.
SARDEGNA ESEMPIO DI SOSTENIBILITÀ
Dal punto di vista strettamente economico le richieste concrete che andrebbero a incidere sull’economia sono quelle di istituire sistemi di accesso al credito per aziende che investono nell’efficienza e nell’autoproduzione energetica e la richiesta dell’intervento della RAS nella pianificazione della modifica del calcolo del prezzo dell’energia elettrica favorendo le aree con produzione rinnovabile significativa.
Tutte le istanze sul tema presentate dai comitati e dall’indipendentismo sardo vertono sulla necessità di utilizzare le risorse messe in campo per la transizione energetica in maniera tale che la Sardegna e i sardi riescano a sfruttare l’opportunità di diventare un esempio di sostenibilità energetica, con un approccio realistico e lungimirante, anche adottando misure urgenti per proteggere il paesaggio e completare il Piano Paesaggistico Regionale nelle zone interne per non fare sì che la nostra isola diventi una colonia italiana anche dal punto di vista energetico.