Pubblichiamo la traduzione dell’articolo di Jean-Guy Talamoni, ex presidente dell’Assemblea di Corsica, pubblicato sul numero di febbraio di U Ribombu, il mensile di Corsica Libera. Come ha già fatto in altri interventi Talamoni affronta il tema dello status istituzionale dell’Isola alla luce della decisione unilaterale degli autonomisti còrsi di non rinnovare l’esperienza del governo nazionale assieme agli indipendentisti in barba al decennale accordo sottoscritto in precedenza. In questo testo Talamoni descrive la paradossale alchimia politica messa in atto dagli apprendisti stregoni autonomisti che hanno voluto trasformare l’oro della vecchia maggioranza nazionalista nel piombo di una maggioranza regionalista e quindi unionista. (fp)
di Jean-Guy Talamoni
Rivendicare uno statuto d’autonomia come mezzo di progressione istituzionale transitoria è una cosa. Altro è trasformare l’autonomia nell’alfa e l’omega della lotta, nel Sacro Graal di un impegno nazionale pluridecennale.
Una cosa è considerare l’autonomia come un obiettivo intermedio, come abbiamo fatto nel 2017, un’altra è definire se stessi come fondamentalmente autonomisti e in questo senso mostrare bandiera bianca all’avversario.
Nel secondo caso si sta rinunciando esplicitamente ai nostri diritti nazionali per compiacere gli stessi che avremmo dovuto costringere a fare passi indietro per farli smettere di esercitare una dominazione ingiusta. Definire se stessi come autonomisti equivale a rinunciare all’idea di nazione.
Definire se stessi come autonomisti equivale a rinunciare all’idea di nazione
Del resto oggi anche gli eletti tradizionali sono diventati per la maggior parte autonomisti e favorevoli all’affermazione identitaria della Corsica. Questo è il risultato dell’indiscutibile vittoria riportata dal movimento nazionale sul piano della battaglia culturale.
Quindi in cosa si distingue la maggioranza dagli eletti dell’opposizione? È qualcosa di difficilmente comprensibile. L’unionismo francese ha contaminato il Consiglio Esecutivo della Corsica nonostante il fatto che nel 2015 coloro che lo sostenevano erano in minoranza nell’emiciclo!
Tutto ciò, ci dicono sottovoce, sarebbe tattica. Così come l’aver rinnegato gli impegni e gli accordi sottoscritti in passato con gli scomodi indipendentisti che tali non erano nel 2015 quando gli hanno consentito di impadronirsi del potere territoriale.
Ma come si può essere presi sul serio da Parigi con questo tipo di atteggiamenti? L’avversario come potrebbe avere la minima considerazione di un supposto patriottismo còrso che sostiene l’indipendenza dei Catalani e degli Scozzesi mentre accetta il dominio permanente sul proprio popolo?
gli autonomisti sostengono l’indipendenza catalana mentre accettano il dominio sul proprio popolo
Quando Valérie Pécresse [Presidente della regione Île-de-France e candidata di centrodestra alle presidenziali francesi, ndr] viene nel nostro paese ad affermare che “la Corsica è Francia” evidentemente non trova oppositori sui banchi dell’attuale maggioranza i cui membri, alla fine, non dicono cose diverse rispetto alla candidata alla presidenza francese poiché assicurano di non essere nient’altro che autonomisti.
A questo punto potremmo tornare, senza offendere il buon senso o la logica politica, alla qualifica di “regionalisti” o a quella di “cyrneisti” [da Cyrnos, uno dei nomi antichi dell’Isola, ndr] come si diceva nel periodo tra le due guerre. Già all’epoca si parlava molto dell’autonomia della Corsica.
Quello a cui assistiamo oggi è il risultato di una sorta di alchimia al contrario. Quella che è riuscita a trasformare l’oro in piombo. Cioè a passare da una maggioranza chiaramente nazionalista in una maggioranza regionalista. Per restare nell’allegoria potremmo dire che gli apprendisti stregoni non meritavano la nazione. Ma quello era il loro unico obiettivo? Purtroppo ci sono tutti gli elementi per dubitarne.
gli apprendisti stregoni autonomisti non meritavano la nazione
Comunque, il semplice fatto che una maggioranza nazionale è potuta esistere per qualche anno – e che fosse popolare – ha fatto superare una soglia che rimarrà nell’immaginario politico dei Corsi sia come un ricordo ma anche come un lievito e una promessa.
Gli indipendentisti non devono pentirsi della loro partecipazione a quell’esperienza di portata storica. Ma resta il fatto che nel contesto attuale il nostro paese non va più avanti. Le speranze nate qualche anno fa per una soluzione rapida al problema còrso sono state deluse. Ma l’attuale situazione politica dispone di poco tempo.
gli indipendentisti non devono pentirsi di un’esperienza di governo di portata storica
Al di là delle smentite passate e future di alcuni responsabili politici, la Corsica è e rimane una nazione di diritto naturale. Il semplice fatto che i dirigenti parigini si sentano obbligati a fare ricorso al metodo Coué [meditazione psicologica che innesca l’autosuggestione, ndr] e a descrivere la situazione in questi termini, dimostra, se ce ne fosse bisogno, che la Corsica non è Francia.