La nascita di un blog come Helis oggi è come la costruzione di una piazza: un fatto da salutare sempre con favore perché è un’occasione per la costruzione di un’architettura di dibattito, per la costruzione di una cultura comune e la comprensione di un’identità.
Quando penso alla parola identità mi trovo sempre davanti a due sensazioni, una che mi affascina e mi attrae, l’altra che mi allontana. Da una parte le solite argomentazioni lungamente, e a volte noiosamente, dibattute sul folklore, sulla cultura e sulla Limba. Dall’altra quella che mi rende vivo, quella della scoperta di ciò che sono e di ciò che faccio in relazione e grazie alla mia appartenenza alla mia terra.
Però c’è una cosa su cui vorrei soffermarmi in questa occasione.
A volte, quando penso alla questione della limba sarda e a come sia connessa alla nostra identità sento come se mi mancasse qualcosa, e forse mi manca davvero. C’é una parte che non sento mai ed è la sua voce. Va bene sa Limba ma… e sa ‘oghe?
Voglio scrivervi questo pensiero perché penso che sulla questione della voce sarda ci sia qualcosa che ci sfugge e il nome di questo blog, “Helis”, il grido di battaglia dei soldati dell’esercito di Arborea, potrebbe darci occasione di rifletterci.
Se è vero che è nella voce di ognuno di noi che risiede gran parte della nostra identità e che il cambio della voce nella fase adolescenziale accompagna e incarna (proprio nella carne) la crisi d’identità degli adolescenti ma anche la formazione di una nuova voce e il passaggio ad una nuova identità più matura, allora ecco che mi appare chiaro il percorso e il perché di questo blog.
Mi piace l’idea di sentire finalmente la voce della mia limba. Vorrei scoprire che voce ha sa Limba sarda, il suo timbro esistenziale oltre che il suono delle sue parole, se si basi su un vocabolario oltre che su una grammatica, se rifletta la sua identità oltre che riflettere sopra la sua identità.
Ed ecco Helis. Un urlo di battaglia. Ma soprattutto un urlo. Un timbro di voce. Un po’ come in certi racconti sulla terapia primaria che vedono l’urlo come presa di coscienza, e di iniziativa, per affrontare in maniera catartica l’uscita da uno stallo. Un urlo che squarci il silenzio di questi anni e che porti la sua identità nella sua voce.
È questo che mi emoziona ed è per questo che credo nella nascita di Helis. Anzitutto perché sarà un luogo in cui quel senso di appartenenza che ogni sardo vive nella sua anima e nella sua emozione potrà concretizzarsi nel contributo fisico, nella partecipazione alla costruzione e alla ricostruzione di una cultura di popolo e di una cittadinanza nazionale sarda.
Ma non solo. La vocazione internazionalista che l’indipendentismo sardo ha sempre coltivato, in Helis avrà modo di svilupparsi grazie ai contributi, alle riflessioni e agli aggiornamenti di prima mano che gli stessi diretti protagonisti delle vicende che riguardano gli altri popoli in lotta ci forniranno direttamente nel blog.
Questa grande ricchezza sarà un modo per tenersi in contatto diretto con chi ha le nostre stesse istanze di giustizia e di lotta civile. Eviteremo il filtro del giornalismo e dell’informazione generalisti.
L’impegno di Helis sarà inoltre quello di rendere finalmente fruibile l’immenso archivio storico degli ultimi vent’anni delle nostre battaglie, raccontandole e rianalizzandole, in modo da rendere fruibile la nostra storia politica. Tenere viva la memoria, i passaggi più significativi di un percorso prezioso e avvincente costellato di momenti di grande coraggio come anche di riflessione profonda.
Di teoria e di prassi.